I 30 anni che ci hanno fatto venire i capelli dritti. Livelli di stress alle stelle rispetto agli anni Novanta
Gli adulti del Duemila sono più stressati dei loro coetanei degli anni Novanta. I più provati sono quelli di mezza età, sopraffatti dal lavoro, dalla gestione dei figli e dall’accudimento dei genitori. E ricevere in continuazione notizie dal mondo sullo smartphone non aiuta (Covid insegna)
La vita di oggi è molto più stressante di quella degli anni Novanta. E Covid non c’entra. O meglio: la pandemia potrebbe essere l’acqua che fa traboccare il vaso. Perché da una indagine della Penn State University emerge che stiamo affrontando questa emergenza globale già provati da uno stress accumulato negli anni precedenti. Gli uomini e le donne tra i 45 e i 64 anni sono i più logorati. Nello studio, che è stato pubblicato sulla rivista American Psychologist, sono stati messi a confronto i dati di 1.500 adulti raccolti nel 1995 con quelli di 782 persone diverse nel 2012.
I due campioni appartenenti a decadi diverse avevano la stessa età. A tutti i partecipanti è stato chiesto per otto giorni consecutivi di informare i ricercatori su eventuali episodi stressanti accaduti nelle 24 ore precedenti, come liti in famiglia, carico eccessivo di lavoro, difficoltà nelle gestione di impegni famigliari o professionali ecc…Gli intervistati hanno anche valutato il livello di stress sperimentato nelle singole occasioni e l’impatto del loro stato emotivo sul resto delle loro attività.
Dall’analisi è emerso che gli adulti di oggi sono più stressati di quelli degli anni Novanta. Vale per tutte le fasce di età ma soprattutto per le persone tra i 45 e i 64 anni. In generale si è registrato un aumento dello stress del 2 per cento nel 2012 rispetto al 1995 che equivale a circa una settimana di stress in più all’anno, ma per le persone di mezza età l’incremento è stato di gran lunga superiore, pari al 19 per cento che consiste in 64 giorni di stress in più all’anno.
«Siamo stati in grado di valutare non solo la frequenza delle esperienze stressanti, ma anche l’impatto che gli agenti stressanti avevano sulle loro vite. Chiedendogli per esempio se lo stress condizionasse le loro finanze o i loro piani per il futuro», ha affermato David M. Almeida, professore di psicologia presso la Penn State.
Gli uomini e le donne del XXI secolo sono più preoccupati rispetto ai loro simili degli anni Novanta dell’impatto dello stress sulle finanze (+27%) e sui loro piani per il futuro (+17%).
A sorprendere i ricercatori non è tanto il fatto che la vita di oggi sia più stressante di quella di ieri, ma che le persone maggiormente colpite dallo stress siano quelle di mezza età e non i giovani.
«Pensavamo che con l'incertezza economica, la vita potrebbe essere più stressante per i giovani. Ma ciò non è emerso. Abbiamo invece osservato un aumento dello stress nelle persone di mezza età. Forse perché hanno figli che si trovano ad affrontare un mercato del lavoro incerto e che sono anche responsabili dei propri genitori», ipotizza Almeida.
Il carico di preoccupazioni e di responsabilità della cosiddetta “generazione sandwich”, persone impegnate nel lavoro, nella gestione di figli ancora non autonomi e nella cura dei genitori anziani, sembrerebbe spiegare in parte l’aumento dello stress. A tutto ciò si aggiunge la tensione provocata da un’iperconnessione con il mondo esterno a cui sembra impossibile poter rinunciare e che durante l’epidemia di Covid ha raggiunto il suo apice.
«Oggi le persone sono sempre attaccate al proprio smartphone e hanno accesso a notizie e informazioni costanti che potrebbero finire per travolgerle», afferma Almeida.