Un microbo per frenare il colesterolo "cattivo"
Un ceppo microbico brevettato che ha dimostrato un’azione sul profilo lipidico: è LPLDL, componente innovativo di una nuova classe di integratori alimentari, frutto della ricerca di Alfasigma.
Nonostante l’ipercolesterolemia sia stata riconosciuta già da molti anni come uno tra i maggiori fattori di rischio per malattie cardiovascolari (a cominciare da infarto e ictus), il controllo del colesterolo in eccesso resta difficoltoso. Il problema viene sottovalutato anche perché l’aumento dei livelli di colesterolo non si manifesta con sintomi diretti.
Da oggi, grazie al frutto della ricerca Alfasigma, è disponibile il pioniere di una nuova classe di integratori.
L’attività benefica di integratori dalle componenti naturali sul profilo lipidico è una nuova opportunità di salute soprattutto per coloro che presentano valori di colesterolo border-line (ossia LDL tra 115 mg/dl a 160 mg/dL).
«L'aggressività del colesterolo aumenta in funzione della compresenza di altri fattori di rischio come fumo di sigaretta, pressione elevata, alterazioni del metabolismo degli zuccheri, sedentarietà e sovrappeso» ricorda Arrigo F. G. Cicero, presidente della Società italiana di nutraceutica (Sinut). «Alcuni integratori alimentari sono in grado di interagire con i meccanismi fisiologici che controllano i livelli di colesterolo nel sangue. Sostanze, ad esempio, come il riso rosso fermentato, possono inibire la produzione di colesterolo da parte del fegato. Altri, come le fibre o alcuni probiotici specifici, possono inibire l'assorbimento di colesterolo da parte dell'intestino».
La corretta alimentazione deve essere sempre alla base della prevenzione delle malattie cardiovascolari. Ma il problema principale delle diete ipocolesterolemizzanti è che spesso sono poco efficaci. «Spesso la dieta incide positivamente sul rischio di malattie cardiovascolari – osserva Cicero - riducendo il livello di fattori di rischio come ipertensione, glicemia, ipertrigliceridemia, iperuricemia, sovrappeso e infiammazione sistemica, ma l'impatto sulla colesterolemia è scarso: fra il 5 ed il 10%. Ecco perché gli integratori che agiscono sulla colesterolemia potrebbero essere indicati in un'ampia fetta di popolazione che non riesce a ottimizzare la propria colesterolemia con la sola dieta, ma che non ha un rischio di malattia cardiovascolare tanto alto da giustificare l'uso di farmaci specifici».
Il nuovo nutraceutico di Alfasigma agisce sul colesterolo grazie anche a una sostanza "classica" come la monacolina K. «La doppia via d'azione da un punto di vista funzionale è la sua carta vincente» assicura Cicero. «Da un punto di vista scientifico – aggiunge - è particolarmente innovativa l'idea di interagire con la flora batterica intestinale, arricchendola di batteri specifici in grado di "mangiare" il colesterolo; a conferma, i dati clinici disponibili sono particolarmente promettenti».