40 anni per la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie: appello per aumentare i servizi di prossimità

Ricorrenze

40 anni per la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie: appello per aumentare i servizi di prossimità

di redazione

Per celebrare i suoi 40 anni la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) decide di guardare al futuro e lancia le proposte per una riforma della medicina generale. Lo fa con un convegno al Ministero della Salute. «Già nelle premesse era scritto l’obiettivo della nostra società: cambiare radicalmente la struttura, l’infrastruttura e le modalità di organizzazione ed erogazione delle cure territoriali. Siamo stati i primi a creare un software per la medicina e a definire la necessità di una cartella clinica che prendesse nota di tutte le caratteristiche e le evoluzioni dei pazienti di ciascun medico di medicina generale. La SIMG è nata con il concetto di presa in carico innato. Abbiamo sempre sostenuto la completezza della professione in tutte le sue componenti, compresa l’organizzazione del personale di studio e della figura infermieristica, quando negli studi medici c’era raramente personale, spesso non qualificato. Abbiamo formulato la prima proposta per la formazione specifica complementare, nell’ambito di un costante sostegno al concetto di specializzazione della medicina generale, come processo culminante di un percorso di formazione che ha preso il via solo negli ultimi decenni. Sin dall’inizio, la SIMG sosteneva la inscindibilità tra formazione prelaurea, formazione complementare/specializzazione e formazione permanente. A testimonianza di questa convinzione, la SIMG negli anni ha prodotto l’Alta Scuola, il College SIMG , Simg Lab e la Scuola di Simulazione», ha ricordato Claudio Cricelli, presidente della SIMG. 

Fondata nel 1982, la SIMG in questi 40 anni si è fatta interprete del ruolo entrale della medicina generale nel nostro SSN e ha messo al centro il medico di famiglia come sentinella della salute di ogni cittadino. 

«La nostra proposta è di convogliare una maggiore quantità di servizi nella medicina del territorio, negli “spoke” periferici. I cittadini, veri fruitori del SSN, hanno bisogno di servizi, prestazioni e interventi di prossimità, vicini a casa, dove, sempre più vecchi e fragili, hanno necessità che tali servizi siano erogati. Altro elemento essenziale è la digitalizzazione, intesa come strumento che semplifichi i processi e che divenga l’alternativa allo spostamento fisico verso unità mastodontiche, come i distretti e le Case dalla Salute. Il modello oggi proposto è costoso e inefficiente. Mi auguro che il prossimo governo rifletta bene su allocazioni di risorse che indeboliscono il territorio, favorendo una visione centralistica e burocratica della medicina delle cure primarie», sottolinea Claudio Cricelli.