Covid: continua a diminuire il numero dei nuovi casi

Il bollettino

Covid: continua a diminuire il numero dei nuovi casi

Tra il 5 e l’11 settembre, il numero dei nuovi casi settimanali di Covid è diminuito del 15% in tutto il mondo rispetto alla settimana precedente. BA.5 è la variante dominante. In Europa, Ucraina e Polonia sono in controtendenza con aumenti dei contagi del 41 e 24 per cento

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Immagine: Tiia Monto, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
di redazione

La pandemia è ancora in discesa. Nella settimana dal 5 all’11 settembre il numero di nuovi casi di Covid nel mondo è diminuito del 28 per cento rispetto alla settimana precedente. Anche il numero dei nuovi decessi è in calo (-22%). La ritirata sta avvenendo più o meno con lo stesso ritmo in tutte le 6 regioni dell’Oms: regione del Pacifico occidentale (-36%), regione africana (-33%), nella regione delle Americhe (-27%), regione del Sud-est asiatico (-20%), regione del Mediterraneo orientale (-19% ) e la regione Europea (-15%).

Come di consueto gli esperti dell’Oms invitano a interpretare i dati con cautela. «Le tendenze attuali nei casi e nei decessi di COVID-19 segnalati dovrebbero essere interpretate con cautela poiché diversi Paesi hanno progressivamente modificato le strategie di test del Covi-19, determinando un numero complessivo inferiore di test eseguiti e di conseguenza un numero inferiore di casi rilevati. Inoltre, i dati delle settimane precedenti vengono continuamente aggiornati per incorporare retrospettivamente i cambiamenti nei casi di Covid-19 segnalati e nei decessi effettuati dai Paesi», si legge nel bollettino settimanale che monitora l’andamento della pandemia giunto alla 109esima edizione.

Dopo aver descritto il trend generale, si passa alla tradizionale carrellata sui singoli Paesi con i dati più significativi. Il più alto numero di nuovi casi settimanali è stato registrato in Giappone 

(537.181, nuovi casi, -54% rispetto alla settimana precedente), seguito da Repubblica di Corea (435.695 nuovi casi, pari a -26%), Stati Uniti d’America (430 048 new cases; -26%), Federazione Russa (337.187 nuovi casi,  +4%) e Cina (263.288 nuovi casi, +11 per cento).

Il numero più alto di nuovi decessi settimanali è stato registrato dagli Stati Uniti d'America (2.306 nuovi decessi, -21%), seguiti dal Giappone (1.681 nuovi decessi, -18%), dalla Federazione Russa (637 nuovi decessi, +1%), dal Brasile (551 nuovi decessi, -36%) e dalle Filippine (440 nuovi decessi, +28%).

Nella regione europea nella settimana dal 5 all’11 settembre è stato registrato un milione di nuovi casi con una riduzione del 15 per cento rispetto alla settimana precedente. 

Quattro Paesi (7%) però vanno controcorrente con un aumento dei nuovi casi del 20 per cento o più. Ucraina (+41%), Slovenia (+25 %) e Polonia (+24%) sono le nazioni con la più evidente impennata di contagi.  Il numero più alto di nuovi casi è stato segnalato dalla Federazione Russa (337.187 nuovi casi,  +4%) seguita dalla  Germania (183.874 nuovi casi, -9% ) e dall’Italia (110.644 nuovi casi, -19%). Nella Regione europea sono stati segnalati oltre 2.800 nuovi decessi settimanali, in calo del 31 per cento rispetto alla settimana precedente.

La pandemia circola in tutto il mondo per lo più alimentata dalla sottovariante di Omicron BA.5 che è quella attualmente dominante, con un aumento della prevalenza settimanale dall'82,4% al 90%. La prevalenza delle altre sotto varianti, compresa BA.4, è diminuita dall’8% al 6,1%. 

«L’Oms continua a monitorare le varianti SARS-CoV-2, compresi i lignaggi discendenti dei Cov, per tenere traccia dei cambiamenti nella prevalenza e nelle caratteristiche virali. Le tendenze attuali che descrivono la circolazione dei lignaggi discendenti di Omicron dovrebbero essere interpretate tenendo in debita considerazione i limiti dei sistemi di sorveglianza. Tra cui le differenze nella capacità di sequenziamento e nelle strategie di campionamento tra Paesi, i cambiamenti nelle strategie di campionamento nel tempo, la riduzione del numero dei test condotti e delle sequenze condivise dai Paesi di tutto il mondo e il ritardo nel caricamento dei dati delle sequenze sulla piattaforma Gisaid», spiegano gli esperti dell’Oms.