Farmaci e nuove tecnologie: oltre 250 già disponibili o in fase di sviluppo. Ora va aggiornata la normativa
Si chiamano “terapie digitali” e sono le cure di domani, ma già largamente diffuse oggi. E poi ci sono gli strumenti di “digital care” per la gestione dei pazienti. Si tratta di due strumenti della digital health dai benefici comprovati ma ancora sfruttati poco e male nel nostro Paese.
Nel convegno “Digital Health è il presente – Il sistema è pronto?”, organizzato da Fondazione Lilly a Roma, si è fatto il punto sulle nuove tecnologie della sanità che ancora non hanno ricevuto un riconoscimento normativo adeguato.
Attualmente sono disponibili in commercio o in fase di sviluppo 137 terapie digitali e 122 strumenti di digital care. Le prime (chiamate DTX), per ora concentrate sulle malattie psichiatriche (37%) e neurologiche (31%), hanno come principio attivo un algoritmo e non una tradizionale molecola. Oltre al beneficio clinico diretto sulla singola malattia, le DTX, prevedono un coinvolgimento attivo del paziente e consentono di realizzare percorsi terapeutici su misura, assicurando anche una maggiore appropriatezza prescrittiva.
Gli strumenti di “digital care” (chiamati DC) sono invece vere e proprie piattaforme virtuali per gestire condizioni patologiche a 360 gradi, anche attraverso il coinvolgimento di operatori del settore sanitario e trattano ad esempio malattie oncologiche (17%) e diabete (13%). Rendere queste innovazioni disponibili a tutti i cittadini richiede un adeguamento del contesto normativo europeo e nazionale. Germania, Francia, Belgio e Regno Unito hanno già adottato dei percorsi ad hoc di accesso all’innovazione. In Italia, invece, DC e DTX vengono ancora classificate come dispositivi medici.
«Fondazione Lilly ritiene che la definizione di un adeguato quadro organizzativo, normativo e regolatorio, possa rendere possibile l’inizio di una nuova era sanitaria per l’Italia, permettendo di trattare e gestire adeguatamente alcune patologie specifiche, con un conseguente miglioramento della qualità di vita dei pazienti, un aumento dell’efficienza dei percorsi di cura, un contributo all’efficientamento della spesa sanitaria e quindi un’opportunità per la sostenibilità e l’universalità del nostro sistema sanitario», spiega Huzur Devletsah, Presidente della Fondazione Lilly Italia.