Testamento biologico, solo lo 0,4% lo conosce

Legge 219/2017

Testamento biologico, solo lo 0,4% lo conosce

di redazione

A cinque anni dall'entrata in vigore della legge 219 del 2017 sul Testamento biologico, solo lo 0,4% degli italiani (185.500) è a conoscenza dello strumento e ha depositato le proprie dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat).

È quanto risulta da una indagine condotta dall'Associazione Luca Coscioni.

Una mancanza di conoscenza che, secondo l'Associazione, è determinata innanzitutto dal fatto che questo diritto non è mai stato reso noto alla popolazione attraverso una adeguata campagna informativa istituzionale, ma anche dalla mancata disponibilità di materiale esplicativo presso medici di base, cliniche e ospedali.

Così l’Associazione Luca Coscioni ha lanciato una campagna suddivisa in due azioni principali: la realizzazione e diffusione del video Maramiao perché sei morto - Il biotestamento spiegato agli adulti, narrato da Giobbe Covatta e, a supporto, la consulenza gratuita di Mario Riccio attraverso la linea del Numero bianco sul fine vita, un servizio coordinato da Valeria Imbrogno, compagna di Dj Fabo, che ogni giorno risponde, grazie a un team di volontari, a decine di domande su Dat, cure palliative, suicidio assistito.

Riccio, noto all’opinione pubblica per esser stato il medico che staccò la spina a Piergiorgio Welby e curò la parte tecnica del primo suicidio assistito in Italia (quello di Federico Carboni) per una settimana ha risposto alle domande che hanno evidenziato la scarsa informazione degli italiani sul tema.

«Il contatto diretto con gli utenti – commenta il medico al termine dell’esperienza - ha mostrato molto interesse sugli aspetti pratici-clinici applicativo delle Dat, informazioni ritenute non disponibili o facilmente reperibili. In particolare, gli utenti temono il rischio di trovarsi non più in grado di governare su se stessi, in una condizione magari ancora capaci di intendere e volere, ma non più capaci di riuscire ad esprimersi o di totale incapacità».

In questa condizione la prima preoccupazione emersa è quella di non poter essere sedati e quindi di trovarsi in una condizione di dolore terminale non gestito o mal gestito. Altro motivo di interesse è stata la possibilità dell'interruzione delle terapie con domande specifiche su alimentazione artificiale, ventilazione e altre terapie, ma anche per il ruolo del fiduciario. Infine alcuni hanno domandato se fosse possibile inserire richieste di morte medicalmente assistita in una Dat (non lo è).