Tumori infantili: in costante miglioramento le possibilità di guarigione
Ogni anno in Italia si verificano 2.400 casi di tumore pediatrico, 1.500 bambini e 900 adolescenti. Tuttavia, grazie ai progressi scientifici in ambito diagnostico e terapeutico oltre l’80 per cento dei pazienti guarisce.
«Questo importante risultato è stato ottenuto grazie a più fattori concomitanti», spiega Marco Rabusin direttore della Oncoematologia dell’Ircss Materno Infantile “Burlo Garofolo” che è il centro di riferimento per queste malattie in Friuli Venezia Giulia in occasione della Giornata mondiale contro il cancro infantile che si celebra il 15 febbraio.
«Da un lato gli sviluppi in ambito diagnostico che grazie agli enormi progressi in ambito molecolare ci consentono di caratterizzare in maniera precisa e accurata la malattia del bambino, dall’altro gli avanzamenti in ambito terapeutico che, attraverso l’utilizzo di protocolli chemioterapici condivisi, consentono di scegliere la migliore strategia terapeutica per ogni paziente a seconda della tipologia di malattia di cui è affetto e alla sua estensione. Infine, non certo in coda per importanza, dobbiamo sottolineare il ruolo della “terapia di supporto” che definisce l’insieme dei presidi terapeutici che contribuiscono alla guarigione del paziente e che sono somministrati da equipe mediche e infermieristiche dedicate presenti all’interno dei centri di emato-oncologia della rete nazionale Aieop (Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica) di cui il centro di Trieste è membro sin dalla sua creazione nel 1980», aggiunge Rabusin.
Il cardine del trattamento per i pazienti affetti da tumore pediatrico è rappresentato dalla chemioterapia, variamente combinata, se necessario, a chirurgia e radioterapia, spiegano gli esperti del Burlo. A questo si aggiungono nuovi farmaci “intelligenti” quali gli anticorpi monoclonali e le target therapies con meccanismi d’azione completamente differenti rispetto ai chemioterapici tradizionali che consentono di aumentare l’efficacia delle cure risparmiando parte della tossicità legata ai farmaci tradizionali. «Sempre in ambito terapeutico non possiamo non citare la terapia con Car-T che rappresenta l’ultima frontiera dell’immunoterapia mediante la quale i linfociti T del paziente sono prelevati, armati mediante trasduzione genica e indirizzati nei confronti del bersaglio tumorale», spiega ancora il direttore dell'Oncoematologia del Burlo.