Il burnout dei medici è un pericolo per i pazienti: raddoppiano le probabilità di incidenti

Lo studio

Il burnout dei medici è un pericolo per i pazienti: raddoppiano le probabilità di incidenti

Hanno saputo essere eroi per più di un giorno, anche per mesi. Ma non possono esserlo per sempre. Perché se i medici vanno in burnout diventano cinici, distratti, distaccati, poco professionali e raddoppiano le probabilità di commettere errori. E a rimetterci sono i pazienti

di redazione

Non hanno superpoteri, non sono bionici, indossano un camice bianco e non una tuta che li rende invulnerabili. È vero, lo hanno dimostrato: possono essere eroi per più di un giorno. Persino per mesi. Ma se non dormono gli viene sonno, se saltano i pasti perdono le forze, se stanno troppo tempo in piedi gli fa male la schiena, se fanno tante cose insieme si confondono, se sono perennemente sotto stress vanno in tilt. Perché i medici, banalmente, sono esseri umani.

E se serviva una prova per accorgersene, la prova è finalmente arrivata, solida, convincente e tragica: i medici in burnout sono quello che non avrebbero mai voluto essere, sono le vittime bisognose di cure e i carnefici finiti per mettere a rischio le vite dei pazienti che dovrebbero salvare.

È una annunciata e prevedibile caduta degli eroi quella raccontata nei dettagli dalla più ampia indagine sull’associazione tra burnout ed errori medici appena pubblicata sul British Medical Journal basata sui risultati di 170 studi.

I camici bianchi esauriti dai turni di lavoro, dal carico di incombenze, dalla pressione dell’emergenza, hanno il doppio delle probabilità di essere coinvolti in incidenti che compromettono la sicurezza dei pazienti e sono quattro volte più insoddisfatti del proprio lavoro rispetto ai colleghi meno o per nulla stressati (se ce ne sono ancora). 

Il burnout, si legge nella ricerca, si sta diffondendo come una epidemia tra i reparti di medicina d’urgenza di tutto il mondo. I sintomi sono facilmente riconoscibili: spariscono le emozioni, il cinismo prende il sopravvento, il lavoro diventa un dovere difficile da sopportare, frustrazione e mancanza di motivazione completano il quadro. C’è chi arriva a pentirsi profondamente della propria scelta e nei casi più gravi compare il desiderio feroce e incontrollabile di mollare tutto e cambiare vita. Sono in pochi quelli che riescono a evitare il contagio. Gli esperti parlano di un punto di crisi con ripercussioni preoccupanti sul futuro dell’assistenza sanitaria globale. 

Nel Regno Unito, un terzo dei medici che sta completando il percorso di formazione dichiara di sperimentare il burnout in misura elevata o molto elevata, mentre negli Stati Uniti, quattro medici su 10 affermano di soffrire di almeno un sintomo. E nei Paesi a basso e medio reddito, la prevalenza del burnout varia dal 2,5 all’87,9 per cento, basandosi sui risultati di 43 studi che hanno sondato il benessere dei medici. 

Le conseguenze del burnout sulla qualità di vita del personale sanitario e sulla sicurezza dei pazienti sono emerse chiaramente dall’analisi dei risultati di 170 studi osservazionali sull'argomento che hanno coinvolto oltre 239 mila medici.

I medici colpiti dal burnout avevano una probabilità fino a quattro volte superiore di essere insoddisfatti del proprio lavoro e fino a tre volte maggiore di voler mollare tutto o di essersi pentiti della propria scelta professionale. Ma a rimetterci sono anche i pazienti: i medici esauriti avevano il doppio delle probabilità di essere coinvolti in incidenti rischiosi  per la sicurezza dei pazienti dovuti a una scarsa professionalità, e oltre il doppio delle probabilità di ricevere feedback negativi dai pazienti.

I più a rischio di burnout sono i medici ospedalieri, di età compresa tra 31 e 50 anni, quelli che lavoravano in medicina d'urgenza e terapia intensiva, I meno esposti, invece, sono i medici di base. 

«Il burnout è un forte fattore predittivo del disimpegno dei medici verso il lavoro e la cura dei pazienti. Per il futuro, sono necessarie strategie di investimento per monitorare e migliorare il burnout dei medici come mezzo per trattenere la forza lavoro sanitaria e migliorare la qualità dell'assistenza ai pazienti», commentano gli autori dello studio.