Dai medici di famiglia una survey sulla salute delle persone transgender
Circa il 40% delle persone transgender testimonia una mancata conoscenza delle problematiche di salute transgender da parte degli operatori sanitari.
Il dato, in linea con altre ricerche condotte nel resto d’Europa, è tra i più significativi fra i risultati preliminari di un'indagine promossa dall’Istituto superiore di sanità (Iss) in collaborazione con l’Azienda ospedaliero-universitaria Careggi, Fondazione The Bridge e l’Osservatorio nazionale sull’identità di genere (Onig).
È per questo che la formazione in tema di benessere e salute delle persone transgender per i medici di medicina generale è diventata uno degli obiettivi del progetto del Centro di riferimento per la medicina di genere dell’Istituto superiore di sanità, in collaborazione con l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) della Presidenza del consiglio dei ministri e con il supporto di Fondazione The Bridge.
Per meglio centrare gli obiettivi di formazione è stata messa a punto una survey nazionale sui livelli di conoscenza della tematica nei medici di famiglia, distribuita al Congresso nazionale della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg).
«Il ruolo dei medici di medicina generale, ai quali finora non è stata mai offerta una formazione ad hoc in questo ambito è, invece, estremamente prezioso – sostiene Marina Pierdominici, ricercatrice del Centro di riferimento di medicina di genere dell’Iss – poiché essi rappresentano una figura chiave, nell’accogliere il paziente e tutta la sua famiglia. Un’alleanza con i medici di medicina generale è pertanto indispensabile: renderli più consapevoli delle problematiche sanitarie che riguardano il benessere e la salute della popolazione transgender significa ridurre parte dell’isolamento e della sofferenza in cui questa fascia di popolazione può trovarsi».
La Simg «accoglie con grande interesse l’invito a partecipare all’iniziativa dell’Iss» assicura il presidente, Claudio Cricelli. «L’assistenza sanitaria “sensibile” alle differenze individuali con un approccio centrato sulla persona – prosegue - rappresenta da sempre il fulcro della relazione medico-paziente, caratteristica peculiare del medico di famiglia».
Luisa Brogonzoli, responsabile del Centro studi della Fondazione The Bridge, conferma che «le persone transgender riportano scarsa conoscenza e pregiudizi da parte degli operatori sanitari, i quali, a loro volta, evidenziano però una carenza informativa e formativa. Tutto questo rischia di creare un circolo vizioso che non è imputabile a mancanza di attenzione e reciproca fiducia; occorre dunque ripartire da una fotografia della situazione attuale per fornire ai medici gli adeguati strumenti».