Salutequità: Serve un Recovery Plan nazionale per i diritti dei pazienti
Da anni ormai i diritti dei pazienti sono al palo a causa della mancata emanazione del decreto che dovrebbe fissare le tariffe dei nuovi Lea, i Livelli essenziali di assistenza.
A sostenerlo è Salutequità che ha reso nota l’indagine realizzata nel suo quinto Report che ha passato in rassegna i Nomenclatori tariffari di dieci Regioni, prendendo in considerazione tra le nuove prestazioni sanitarie del Ssn l’esame del Feno (ossido nitrico esalato) per le malattie respiratorie come l’asma: a causa della mancata emanazione del decreto, solo una Regione sulle dieci monitorate (il Friuli Venezia Giulia) ha inserito l’esame con un codice ad hoc nel proprio Nomenclatore.
La legge di Bilancio 2018 aveva fissato il termine per l'emanazione del Decreto tariffe al 28 febbraio 2018 e anche l’ultimo Patto per la salute prevede tra i primi impegni l’approvazione del provvedimento, senza il quale non possono entrare in vigore i nuovi Nomenclatori dell’assistenza protesica e della specialistica ambulatoriale.
«I nuovi Lea sono diventati vecchi senza essere stati praticamente attuati a causa di un rimpallo tra ministero della Salute e Mef legato alla loro copertura economica, che oggi sembra davvero poca cosa vista la quantità di risorse che si sta gestendo per far fronte alla pandemia e per il Pnrr» sostiene Tonino Aceti, presidente di Salutequità. «Ora va avviata una stagione espansiva per i diritti di tutti i pazienti – prosegue - attraverso un “National Recovery Plan For Patients’ Rights” in grado di rendere innanzitutto esigibili in tutte le Regioni i nuovi Lea con lo sblocco del decreto tariffe e di procedere con il loro aggiornamento».
Gli inadempimenti sui nuovi Lea, però, non finiscono qui: entro il 15 marzo 2017 doveva essere adottato il primo aggiornamento che invece non c'è stato. E all’appello mancano anche le linee di indirizzo per garantire omogeneità nei processi di integrazione dei percorsi assistenziali domiciliari, territoriali, semiresidenziali e residenziali, «che in tempi di Covid-19- assicura Aceti - sarebbero state molto utiliı».
Peraltro, segnala ancora Salutequità, mancano anche gli accordi Stato-Regioni che dovrebbero ridurre le disuguaglianze, fissando i criteri uniformi per la individuazione di limiti e modalità di erogazione delle prestazioni da parte delle Regioni. Ed è in ritardo anche l’attuazione del Piano nazionale della cronicità che per Aceti «va rilanciato e ammodernato con le innovazioni positive introdotte nel Ssn nel corso della pandemia, con un sistema di monitoraggio forte e integrandolo con patologie attualmente non ricomprese come per esempio la psoriasi, la sclerosi multipla, la poliposi nasale, l’asma anche nell’adulto».