Appendicite: nella maggior parte dei casi si può evitare il bisturi
In linea di massima gli antibiotici possono diventare il trattamento di prima linea per le appendiciti senza complicanze. Resta ovviamente la necessità di valutare caso per caso anche in base ai programmi dei singoli pazienti. Se si deve partire per l’Alaska la chirurgia è più sicura
3D_still_showing_appendicitis.jpg

È ufficiale: i casi di appendicite senza complicanze non richiedono il bisturi, ma possono risolversi con gli antibiotici. Numerosi studi recenti avevano già dimostrato che la terapia farmacologica è tanto efficace e sicura quanto quella chirurgica nelle infiammazioni dell’appendice non gravi, ma ora una nuova review pubblicata su Jama invita a considerare il ricorso agli antibiotici come un approccio di routine (sempre in assenza di altre complicanze). Secondo i dati degli studi analizzati, tra il 60 e il 70 per cento delle appendiciti potrebbe essere trattato con successo con i farmaci evitando ai pazienti l’intervento in sala operatoria, che seppur condotto in laparoscopia, può comportare dei rischi e allungare i tempi del recupero.
Ovviamente la chirurgia resta l’opzione principale nei casi di infiammazione acuta con rischio di perforazione del peritoneo (peritonite).
«L’appendicite acuta è l'emergenza chirurgica addominale più comune al mondo, che colpisce circa un adulto su mille. Fino a poco tempo, l'unica opzione di trattamento era la chirurgia, quindi il passaggio a un approccio non chirurgico per molti di questi casi avrà un impatto significativo sia per i pazienti che per il sistema sanitario», ha detto Theodore Pappas, del Department of Surgery della Duke University School of Medicine, a capo dello studio.
Secondo i ricercatori i criteri per determinare il miglior approccio terapeutico sono sfumati, ma non eccessivamente difficili. I casi di appendicite, contrassegnati da dolore addominale che spesso si concentra nella parte inferiore destra, nausea e vomito e febbre, sono confermati con ecografie o con la Tac. Se le immagini non mostrano complicazioni, la maggior parte dei pazienti potrebbe ricevere antibiotici invece di andare incontro a un'appendicectomia. Gli antibiotici, suggeriscono gli scienziati, potrebbero anche essere una terapia di prima linea per i pazienti che hanno sintomi gravi, ma che per alcune ragioni non sono i candidati ideali per la chirurgia. La terapia farmacologica potrebbe per esempio essere indicata per gli anziani o per le persone fragili per le quali anche una banale operazione mininvasiva può costituire un rischio.
«Riteniamo che dal 60 al 70 per cento dei pazienti siano buoni candidati per prendere in considerazione gli antibiotici. È risaputo che le preferenze dei pazienti possono essere tenute in considerazione e influenzare le decisioni mediche, quindi è importante fornire i dati della letteratura scientifica ed educare la popolazione», dice Pappas.
I ricercatori però avvertono che la scelta del tipo di trattamento da offrire dipende in gran parte dalle esigenze dei singoli individui.
Bisogna tenere presente, sottolineano gli autori delle review, che circa il 40 per cento delle persone trattate con antibiotici avrà una recidiva e alla fine dovrà subire l’appendicectomia.
«È importante prendere in considerazione ogni singolo caso e il contesto unico mentre consideriamo le preferenze dei pazienti. Se qualcuno si presenta con un'appendicite e il giorno dopo parteciperà al matrimonio del fratello, gli antibiotici potrebbero essere una buona opzione. Se invece una persona ha l'appendicite e sta pianificando di andare nelle zone rurali dell'Alaska l'anno prossimo, potrebbero prendere in considerazione un'appendicectomia, dato che la condizione potrebbe ripresentarsi», conclude Pappas.