Il colpo di coda di Covid-19: molti pazienti devono tornare in ospedale per i danni a lungo termine

Lo studio

Il colpo di coda di Covid-19: molti pazienti devono tornare in ospedale per i danni a lungo termine

Non solo sui polmoni e non solo negli anziani. L’impatto a lungo termine di Covid-19 riguarda anche i più giovani e si osserva su diversi apparati. I ricoveri e i decessi per malattie cardiache, renali o per diabete sono molto superiori tra i pazienti guariti da Covid che nella popolazione generale

di redazione

Passare da Covid al post Covid può essere, a volte, come passare dalla padella alla brace. Molti pazienti dimessi dagli ospedali perché finalmente guariti dalla malattia sono costretti a tornarci anche mesi dopo per i problemi di salute provocati dalla cosiddetta “sindrome post-Covid”. Insufficienza renale, malattie cardiovascolari, diabete, disfunzioni multi organo sono molto più frequenti nelle persone che hanno avuto Covid che nella popolazione generale. Lo ha dimostrato uno studio appena pubblicato sul British Medical Journal che ha messo a confronto i dati delle ammissioni ospedaliere e dei decessi delle persone ricoverate per Covid con un gruppo di controllo.

Ebbene, dopo circa 140 giorni dalle dimissioni dopo Covid-19, quasi un terzo delle persone è stato riammesso in ospedale e più di una persona su 10 è deceduta dopo la dimissione. Il tasso di riammissioni e di decessi è rispettivamente quattro e otto volte superiore a quello registrato nel campione di controllo.

Gli effetti a lungo termine di Covid-19 non riguardano solo le persone anziane e non si imitano all’apparato respiratorio. 

La malattia può compromettere il funzionamento del cuore, dei reni, del fegato e dell’apparato neurologico. Se i problemi si risolvono in 12 settimane, si tratta solamente di qualche strascico della malattia una volta sconfitto il virus. Ma l’impatto sugli organi può essere più profondo e prolungato. In alcuni casi i danni sono irreparabili.  

Un gruppo di ricercatori dell’University College London e dell’University of Leicester ha raccolto i dati di circa 48mila individui dall’età media di 65 anni che erano stati ricoverati per Covid negli ospedali inglesi e dimessi entro agosto 2020. Le condizioni di salute dei partecipanti sono state confrontate con quelle di un gruppo di controllo simile per età, caratteristiche fisiche, e storia clinica. 

Gli scienziati hanno tenuto traccia delle riammissioni ospedaliere o delle visite di controllo, dei decessi per qualunque causa, delle diagnosi di malattie cardiache o respiratorie, di disfunzioni metaboliche, di malattie renali o epatiche fino al 30 settembre del 2020. 

Come già detto, si è osservato un aumento di quattro volte dei ricoveri e di otto volte dei decessi nel gruppo dei pazienti con Covid, rispetto alla popolazione generale. 

In particolare, il numero di nuove diagnosi di malattie respiratorie, di malattie cardiovascolari e di diabete è aumentato notevolmente in confronto al gruppo di controllo. I nuovi casi di patologie respiratorie sono aumentati di 27 volte, quelli di malattie cardiache di tre volte e quelli diabete di 1,5 volte.

I pazienti più giovani di 70 anni sono stati i più colpiti dalle disfunzioni multi-organo. 

«I nostri risultati suggeriscono che la diagnosi, il trattamento e la prevenzione della sindrome post-covid richiedono approcci integrati piuttosto che specifici per organi o malattie. È necessario comprendere i fattori di rischio per la sindrome post-covid in modo tale che il trattamento possa essere mirato alle persone clinicamente a rischio», scrivono i ricercatori.

Il long covid, o la sindrome post-Covid, viene definita dal National Institute for Health and Care Excellence (NICE), come l’insieme di segni e sintomi che si sviluppano durante o dopo l’infezione compatibili con Covid che proseguono per più di 12 settimane e non possono essere spiegati con diagnosi alternative.