Disturbi urinari maschili: un uomo su due ha anche problemi eiaculatori. Le terapie per non rinunciare alla sessualità

Il Congresso

Disturbi urinari maschili: un uomo su due ha anche problemi eiaculatori. Le terapie per non rinunciare alla sessualità

di redazione

Curare la patologia e preservare le funzioni sessuali. È la richiesta degli uomini con disturbi urinari che in un caso su due hanno anche problemi eiaculatori. Dei bisogni dei pazienti si è parlato nell’ambito del simposio “LUTS maschili e vita sessuale: cosa vogliono i pazienti dai trattamenti?”, organizzato da Pierre Fabre Pharma al Congresso della Società Europea di Urologia (EAU), in corso ad Amsterdam.

«Nel trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna, principale disturbo urinario oggi contano anche la partner e il contesto sociale. Una più efficace comunicazione tra urologo e Medico di Famiglia è fondamentale per ottimizzare la terapia, migliorarne l’aderenza e ridurre i casi di doctor shopping, quella pratica sempre più diffusa di migrazione da un medico a un altro, con l’obiettivo di ottenere più prescrizioni. Noi specialisti insieme dobbiamo trovare strumenti più adeguati per indagare le aspettative dei pazienti, non solo sulla loro salute, ma sulla qualità della vita legata a essa», ha spiegato Cosimo De Nunzio, docente di Urologia e Dirigente Medico presso il reparto di Urologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Sant’Andrea di Roma). 

I LUTS (Lower Urinary Tract Symptoms) sono l’insieme dei sintomi delle basse vie urinarie che può colpire gli uomini, ma anche le donne, in qualsiasi momento della vita, con una prevalenza nei maschi adulti, che aumenta progressivamente con l’età, raggiungendo dopo i 65 anni il 50 per cento della popolazione e dopo gli 80 anni il 70 per cento. «I disturbi possono essere legati all’incontinenza, all’incremento della frequenza minzionale e alla sua urgenza, soprattutto notturna. Il flusso dell’urina può inoltre essere debole e accompagnato da bruciore. Dopo la minzione è possibile vi sia una sensazione di svuotamento vescicale incompleto e piccole perdite di urina. La parte del leone la fa l’ipertrofia prostatica benigna che in Italia affligge oltre 6 milioni di italiani over 50, la metà degli uomini di età compresa fra 51 e 60 anni e il 70 per cento dei 61-70enni, con un picco del 90 per cento negli ottantenni.