Long-Covid, pazienti respirano ancora male a distanza di mesi

Lo studio

Long-Covid, pazienti respirano ancora male a distanza di mesi

di redazione

Fanno ancora fatica a respirare dopo mesi dalla guarigione. Succede al 60 per cento dei pazienti con long Covid che dopo aver sconfitto il virus presentano un difetto circolatorio dei capillari polmonari, responsabile della continua dispnea. 

Lo ha dimostrato  uno studio durato due anni presentato a Taormina nel corso XV Pneumomeeting. 

«Lo abbiamo identificato attraverso apparecchiature molto avanzate, ce ne sono poche in Italia e non è visibile in altro modo, ad esempio le Tac sono inutili. Il prossimo 6 dicembre al congresso nazionale di Cardiologia - ha annunciato - approfondirò l’argomento parlando anche del nebivololo, una vecchia molecola (già utilizzata per l’ipertensione polmonare, ndr) potenzialmente efficace contro gli effetti del long covid e oggetto di un’ulteriore pubblicazione di qualche giorno fa», ha dichiarato Roberto W. Dal Negro, direttore del Centro Medico Specialistico di Verona, a capo dello studio. 

Giunto alla 15esima edizione il Congresso di Taormina ha visto la partecipazione di oltre 200 pneumologi che hanno rivolto un appello alle istituzioni: alleggerire gli ospedali dal carico di alcune patologie respiratorie particolarmente diffuse come l’asma o le bronco pneumopatie, tipiche dei fumatori, che possono essere trattate nel territorio e investire nelle figure specialistiche, ancora carenti. 

«Bisogna puntare sulle strutture periferiche che sono più vicine e comode per il paziente che ha un continuo bisogno di rivolgersi allo specialista senza aumentare i costi di gestione e assistenza ospedaliera, quando non è necessario il ricovero», ha spiegato Salvatore Privitera, direttore Centro Insufficienza respiratoria di Giarre.  Sotto i riflettori è finito anche e ovviamente il “big killer”, il  tumore del polmone che in Italia conta 41mila i nuovi casi ogni anno.