Per i pazienti oncologici aumenta di oltre il 40% il rischio cardiovascolare

Cardio-oncologia

Per i pazienti oncologici aumenta di oltre il 40% il rischio cardiovascolare

di redazione

Per un paziente oncologico un evento cardiovascolare riduce la percentuale di sopravvivenza a otto anni del 20% rispetto al resto della popolazione (60% rispetto a 80%). E chi ha un tumore presenta anche un 42% di rischio cardiovascolare maggiore.

Le correlazioni tra cancro, rischio cardiovascolare e malattie cardiache sono sempre più importanti per gli oltre 3 milioni di persone che in Italia vivono con una neoplasia.

Da qui l’esigenza di gestire questi aspetti del paziente da parte di un team multidisciplinare che deve comprendere oncologo, cardiologo, ematologo, lo specialista in medicina di laboratorio e altri professionisti. C’è anche bisogno di istituire una rete cardio-oncologica che garantisca un alto standard di cura pure ai pazienti residenti in località che non hanno team cardio-oncologici dedicati o percorsi diagnostico-terapeutico-assistenziali specifici e consolidati.

È quanto emerso in occasione della presentazione, giovedì 30 marzo a Roma, del libro Cardio-Oncology. Management of toxicities in the era of immunotherapy, a cura di Antonio Russo, Nicola Maurea, Dimitrios Farmakis e Antonio Giordano.

Il volume «raccoglie tutte le ultime evidenze scientifiche sulla cardioncologia, una disciplina che ha acquisito una notevole importanza negli ultimi anni» spiega Russo, professore di Oncologia medica all'Università di Palermo e presidente del Collegio degli oncologi medici universitari. «Questo è dovuto anche all’introduzione nella pratica clinica di nuove categorie di farmaci come quelli immunoterapici – precisa Russo, che è anche tesoriere dell'Aiom, l'Associazione degli oncologi medici italiani - che hanno un peculiare profilo di tossicità. Sono delle molecole che portano, oltre a un bagaglio importante di effetti benefici, anche un potenziale spettro di eventi avversi in grado potenzialmente di causare anomalie su tutti gli organi e apparati, compreso quello cardiovascolare. L’incidenza maggiore può arrivare fino al 5% e presentare tassi di mortalità che raggiungono anche il 40% come nel caso della miocardite».

Pertanto, come sottolinea Saverio Cinieri, presidente nazionale Aiom, «adottare strategie di prevenzione, diagnosi e trattamento delle complicanze cardiovascolari legate alle terapie antitumorali è diventato essenziale nel percorso di cura di un paziente. Una corretta valutazione della funzione cardiaca al basale, durante e dopo le cure anti-tumorali consente di limitare l’incidenza degli eventi avversi cardiovascolari e ne permette una gestione adeguata nel caso si manifestino. Aiom è da sempre sensibile a queste tematiche e da diversi anni ha promosso la creazione di un gruppo di lavoro interdisciplinare che coinvolge altre Società scientifiche».

La cardio-oncologia «è una disciplina relativamente giovane – osserva Lorena Incorvaia, coordinatrice di Aiom Giovani e ricercatrice in Oncologia medica all’Università di Palermo. «Un recente studio, che abbiamo presentato in occasione degli ultimi Congressi Asco ed Esmo – ricorda - sottolinea l’importanza di una approfondita valutazione della funzionalità cardiaca e dei fattori di rischio cardiovascolari in particolari categorie di pazienti. Tra queste ricordiamo le donne in trattamento chemioterapico per il tumore della mammella che risultano, al tempo stesso, portatrici di specifiche mutazioni in geni coinvolti nei meccanismi di riparo del Dna».

In ogni caso, il coinvolgimento delle Associazioni dei pazienti «è fondamentale in numerosi ambiti che riguardano gli aspetti assistenziali e di cura – dice Ornella Campanella, fondatrice e presidente dell’Associazione Abracadabra – e per quanto riguarda i percorsi diagnostico-terapeutici legati alla prevenzione e trattamento delle tossicità cardiovascolari l’informazione è essenziale per promuovere la conoscenza da parte dei pazienti dei principali fattori di rischio. Bisogna infine ricordare a tutti che la prevenzione delle tossicità cardiovascolari deve cominciare da un adeguato stile di vita anche dopo la diagnosi di cancro e durante le terapie. Essere protagonisti consapevoli del proprio percorso di cura - conclude Campanella - significa conoscere e implementare misure per mitigare il rischio vascolare e migliorare la qualità di vita».