Sempre più chance di farcela per i prematuri. Ma le difficoltà non finiscono alla nascita
In 20 anni la medicina neonatale ha fatto molti progressi aumentando il numero dei nati vivi e riducendo il pericolo di disabilità gravi. Ma i prematuri sono ancora oggi più esposti a disturbi del linguaggio e problemi della sfera relazionale ed emotiva
È una delle sfide più difficili della neonatologia: garantire la sopravvivenza dei neonati prematuri escludendo il rischio di disabilità permanenti.
Secondo un recente studio pubblicato sul British Medical Journal, la sfida è ancora aperta: negli ultimi venti anni sono stati fatti significativi progressi per limitare il pericolo di patologie gravi come la paralisi cerebrali, la cecità o la sordità, ma il rischio di un ritardo nello sviluppo, con ridotte capacità di linguaggio e relazionali, resta ancora alto.
L’indagine dei ricercatori francesi dell’Inserm (Institut national de la santé et de la recherche médicale), condotta su bambini nati vivi tra la 22esima e la 34esima settimana di gestazione, consegna ai lettori due notizie, una buona e una cattiva: negli ultimi vent’anni i tassi di sopravvivenza dei bambini nati pretermine senza disabilità gravi sono aumentati, ma la percentuale di chi subisce ritardi nello sviluppo non è diminuita con la stessa proporzione.
I ricercatori hanno messo a confronto uno scenario del passato (1997) con uno del presente (2011), osservando due dati: quanti neonati sono venuti al mondo prima della naturale durata della gravidanza e quanti di loro hanno subito un ritardo motorio, visivo, uditivo o linguistico dovuto a un incompleto sviluppo del sistema nervoso centrale all’interno dell’utero materno.
Per valutare i ritardi nello sviluppo dei bambini nati pretermine nel 2011, gli scienziati si sono serviti dell’ Ages and Stages Questionnaire (Asq) uno strumento ampiamente adottato in pediatria per cogliere segnali di qualche tipo di disabilità nei primi 5 anni di età.
Nel gruppo dei bambini partoriti tra la 22esima e la 26esima settimana di gestazione la percentuale di sopravvissuti senza danni gravi o moderati al sistema neuromotorio e sensoriale è del 48, 5 per cento. Questa percentuale sale al 90 per cento nei neonati tra la 27esima e la 31esima settimana e raggiunge il 97,5 per cento tra i bambini usciti dal grembo materno tra la 32esima e la 34esima settimana di gravidanza. Su 5.567 bambini nati prematuri in Francia nel 2011 ne è morto solamente uno.
Dal confronto con il passato emerge che il tasso di sopravvivenza senza disabilità è aumentato dal 45,5 per cento al 62,3 per cento nei prematuri di 25-26 settimane, ma non c’è stato alcun cambiamento per i bambini nati tra la 22esima e la 24esima settimana di gestazione.
Ad esclusione della paralisi cerebrale infantile, diminuita del 3,3 per cento nel periodo preso in considerazione e per tutte le nascite premature a qualunque settimana, i rischi di ritardo nello sviluppo restano alti.
A ottenere punteggi bassi nei test Asq è il 50 per cento dei nati tra la 24esima e la 26esima settimana, il 41 per cento di quelli partoriti tra 27esima e la 31esima e il 36 per cento dei neonati venuti alla luce tra la 32esima e la 34esima settimana di gestazione. Tutti loro, nelle rispettive percentuali, hanno mostrato un ritardo nello sviluppo del linguaggio e nelle capacità relazionali ed emotive.
In conclusione, gli autori dello studio riconoscono alla medicina neonatale di aver fatti grandi passi avanti sulla sicurezza delle nascite pretermine, riducendo il rischio di danni neurologici maggiori, come la paralisi cerebrale, la cecità o la sordità. «Nonostante ciò - scrivono gli autori - il rischio di ritardi nello sviluppo resta alto anche nei bambini nati con poco anticipo rispetto ai termini previsti».