Se spunta l’anemia potrebbe essere Crohn
Bassi livelli di emoglobina potrebbero essere un biomarcatore per il morbo di Crohn. L’associazione tra l’anemia e la malattia intestinale è particolarmente significativa per gli uomini
La comparsa dell’anemia potrebbe essere uno degli indizi dell'insorgenza del morbo di Crohn. Lo suggerisce uno studio appena pubblicato su PLoS One condotto dai ricercatori dell’Università di Seul nella Corea del Sud secondo il quale una diagnosi recente di anemia (entro due anni) è associata a un aumento del rischio di 2,8 volte di sviluppare la malattia intestinale. Non è stata invece trovata alcuna associazione con la colite ulcerosa.
Lo studio, il primo del genere, è stato condotto a livello di popolazione e i suoi risultati possono quindi essere portati a sostegno di affermazioni generalizzate.
I ricercatori hanno raccolto informazioni sulla salute di quasi 10 milioni di cittadini maggiori di 20 anni che si sono sottoposti allo screening annuale previsto dal piano sanitario del Paese nel 2009. I dati provengono dal database della South Korea's National Healthcare Insurance.
Gli scienziati hanno messo a confronto il numero delle nuove diagnosi di malattie croniche intestinali registrate nei pazienti con o senza anemia.
Durante il periodo medio di follow-up di 7,3 anni, l'incidenza di morbo di Crohn e colite ulcerosa nei pazienti anemici è stata rispettivamente di 2,89 e 6,88 per 100mila anni-persona, il che si traduce in un rischio significativamente più elevato di morbo di Crohn nei pazienti anemici rispetto ai pazienti non anemici.
Gli uomini con anemia sono risultati più a rischio delle donne. Dove per anemia si intendono valori di emoglobina inferiori a 13 g/dl nel caso degli uomini e a 12 g/dl nel caso delle donne.
Ebbene, il rischio di sviluppare la malattia di Crohn sembra essere inversamente proporzionale alla gravità dell’anemia, aumenta con la riduzione dei livelli di emoglobina.
Le persone con i valori più bassi di emoglobina, indice della gravità della malattia, avevano il 3,3 per cento di probabilità in più di ammalarsi rispetto a quelli con i livelli di emoglobina più alti (ma sempre al di sotto di quelli normali).
Gli scienziati si sono così convinti che i livelli bassi di emoglobina possano essere considerati un possibile biomarcatore per la malattia di Crohn. Una nuova diagnosi di anemia dovrebbe essere seguita, secondo loro, da accertamenti sulla salute dell’intestino.
Lo studio possiede alcuni limiti. Innanzitutto l’associazione tra anemia e malattia di Crohn si basa su un solo prelievo del sangue e il basso livello di emoglobina riscontrato in quell’unica occasione potrebbe essere dovuto a condizioni contingenti e potrebbe non ripetersi in esami successivi. Anche se il fatto che l’associazione sia emersa soprattutto tra gli uomini esclude la possibilità di aver conteggiato casi di anemia dovuti al flusso mestruale. Inoltre, i ricercatori non specificano il tipo di anemia individuato (da carenze vitaminiche, da carenza di ferro, malattie epatiche o renali ecc..). Pur riconoscendo la necessità di ulteriori studi, gli scienziati sono convinti che l’associazione esiste e che una nuova diagnosi di anemia richieda un approfondimento da un gastroenterologo.
«Da quanto è a nostra conoscenza, questo è il primo studio epidemiologico che dimostra l'associazione tra anemia e sviluppo di una malattia infiammatoria intestinale nella popolazione generale», dichiarano i ricercatori.