Superare la dipendenza da cannabis con il cannabidiolo
Su Lancet Psychiatry sono riportati i risultati incoraggianti di un trial clinico di fase 2. A determinati dosaggi il cannabidiolo (CBD) sembrerebbe aiutare a gestire meglio i sintomi dell’astinenza e di conseguenza a smettere di fumare cannabis. Ma sono necessarie ulteriori conferme
Superare la dipendenza da cannabis con la cannabis terapeutica. È quanto suggerisce uno studio pubblicato su The Lancet Psychiatry che per la prima volta presenta la possibilità di ricorrere al cannabidiolo (CBD), una componente della cannabis priva degli effetti psico attivi del tetraidrocannabinolo (THC), per il trattamento dei disturbi da disturbo da uso di cannabis (o dipendenza da cannabis). Si tratta di un trial clinico randomizzato di fase 2 che non fornisce prove certe di efficacia ma individua delle potenzialità terapeutiche che dovranno essere sottoposte a ulteriori indagini. Siamo nell’ambito, per intenderci, dei cosiddetti “risultati promettenti” e non ancora delle conferme.
Il principale scopo della sperimentazione era soprattutto quello di individuare il dosaggio ottimale capace di indurre una risposta, ossia di attenuare i sintomi dell’astinenza e aiutare di conseguenza a smettere di fumare.
I risultati del trial dimostrano che la dose di CBD con potenziali proprietà terapeutiche per il trattamento della dipendenza è tra i 400mg e gli 800mg, quantità nettamente superiori a quelle presenti nei prodotti legalmente in commercio (a base di 25mg di CBD).
Il cannabidiolo è una delle 80 sostanze chimiche presenti nella cannabis, ha proprietà rilassanti ma non induce lo “sballo” causato dal THC. Quando i livelli di CBD sono elevati e quelli di THC bassi o assenti si parla di “cannabis terapeutica”, al contrario di “cannabis ricreativa”.
Per la prima volta è stato realizzato uno studio clinico randomizzato per testare gli effetti della cannabis terapeutica su persone dipendenti dalla cannabis ricreativa.
I ricercatori hanno reclutato 82 persone con una diagnosi di disturbo da uso di cannabis che avevano tentato di smettere senza però riuscirci.
I partecipanti sono stati divisi in quattro gruppi in base al trattamento proposto sotto forma di pasticca per due volte al giorno per sei settimane: 200mg, 400mg, 800mg di CBD, o un placebo.
Tutti i volontari hanno partecipato a sei sedute di counselling nel corso dello studio.
Per scoprire gli effetti dei differenti trattamenti sul consumo di cannabis, i ricercatori si sono basati sulle testimonianze dei partecipanti e sull’esame delle urine per controllare i livelli di Thc.
Dall’analisi è emerso che le dosi di 400mg e di 800mg di CBD erano associate alla riduzione del consumo di cannabis, ma non quelle di 200mg.
Non sono emersi effetti collaterali significativi rispetto al placebo, il che suggerisce che il CBD è sicuro e ben tollerato a quelle dosi.
«I nostri risultati indicano che dosi di CBD che vanno da 400 mg a 800 mg al giorno sono potenzialmente in grado di ridurre il consumo di cannabis in contesti clinici, ma è improbabile che dosi più elevate apportino ulteriori benefici. Sono necessari studi più ampi per determinare l'entità dei benefici del CBD quotidiano per ridurre il consumo di cannabis», ha dichiarato Valerie Curran, direttore della Clinical Psychopharmacology Unit all’University College di Londra e autore senior dello studio.
Come già detto, il trial di cui stiamo parlando serviva per individuare il dosaggio ottimale potenzialmente in grado di indurre una risposta.
È presto, quindi, per poter affermare di aver trovato una cura efficace per la dipendenza da cannabis. Ancora non è chiaro, per esempio, se il CBD riduce il consumo di cannabis in modo diretto oppure se agisce su alcuni fattori che potrebbero influenzare indirettamente il consumo di cannabis, come l’ansia.
«Il nostro studio fornisce le prime prove a sostegno del cannabidiolo, o CBD, come trattamento per i disturbi dell'uso di cannabis. Questo risultato è incoraggiante, poiché attualmente non esistono trattamenti farmacologici per la dipendenza da cannabis. I prodotti a base di CBD sono ampiamente disponibili in molti paesi, ma sconsigliamo l’ auto-medicazione. Le persone preoccupate per il loro consumo di cannabis dovrebbero sempre parlare con un professionista», ha dichiarato Tom Freeman, direttore dell’ Addiction and Mental Health Group dell’University of Bath nel Regno Unito.