Adolescenti: le difficoltà socio-economiche favoriscono l’uso problematico dei social media
Non è un problema generazionale. Nel senso che non colpisce tutti i teenager allo stesso modo. L’uso problematico dei social media è fortemente legato alle diseguaglianze socio-economiche. Lo dimostra un ampio studio internazionale su oltre 180mila adolescenti
Social_Information_Processing.jpg

Dipendenza, oscillazioni dell’umore, isolamento, aggressività. Con ricadute sul benessere psicologico, l’andamento scolastico, la socialità. Non c’è una definizione ufficiale, ma quando ci si riferisce all’ “uso problematico dei social media” è a questo che si pensa. E ci si immagina ragazzi talmente condizionati dai post su Instragram e dai messaggi di Whatsapp da arrivare a perdersi il bello della giovinezza. Si potrebbe pensare che il problema sia generazionale e che riguardi in egual misura tutti i teenager. In realtà l’uso problematico dei social media è associato in maniera evidente alla condizione socio-economica. Le diseguaglianze amplificano l’utilizzo disregolato dei social media. Lo dimostra uno studio pubblicato su «Information, Communication & Society» dal titolo “Can an equal world reduce problematic social media use? Evidence from the Health Behaviour in School-aged Children study in 43 countries”, frutto di una collaborazione internazionale e che ha come prima firma Michela Lenzi del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università di Padova.
Lo studio ha preso in esame un campione di circa 180mila adolescenti dell’età di 11, 13 e 15 anni iscritti a oltre 6.200 scuole di 43 Paesi o regioni territoriali e appartenenti al network Health Behaviours in School-aged Children, uno studio cross-nazionale promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che viene svolto ogni quattro anni.
Per la prima volta è stata analizzata la relazione tra le diseguaglianze socio-economiche e l’uso problematico dei social media in un campione cross-nazionale. I risultati dell’indagine indicano che la correlazione esiste e invitano a considerare la scuola come principale luogo di prevenzione del problema.
Tutti i partecipanti hanno compilato un questionario rispondendo a domande sul loro benessere, sui comportamenti legati alla salute e sulle caratteristiche dei contesti di vita. Per i ricercatori si trattava di valutare se una società con molti “gradini” dove lo status diventa un elemento saliente inducesse i ragazzi con status socio-economico più basso una “forte preoccupazione”, “sentimenti di inferiorità e vergogna” o, alternativamente, una “tendenza ad amplificare artificialmente il proprio ego”. Per scorprirlo non c’è modo migliore che andare ad analizzare il rapporto dei ragazzi con i social media.
I ricercatori si sono chiesti in particolare se vivere in contesti molto diseguali, a scuola o in nazioni diverse, aumenti il rischio di uso problematico dei social media, con conseguenze negative sulla vita quotidiana come ad esempio una mancanza di controllo o effetti dannosi sulle relazioni sociali.
Gli esiti della ricerca mostrano che le diseguaglianze socio-economiche, misurate a vari livelli, hanno una relazione diretta con l’uso problematico dei social media. In particolare, a scuola più lo status socio-economico degli adolescenti si allontana, in media, da quello degli studenti più ricchi dell’istituto, maggiore è il rischio di sviluppare un uso problematico dei social media, a prescindere dalla ricchezza assoluta.
Nel contesto scolastico, il livello medio nel divario di ricchezza tra gli studenti di una scuola (che è un indice riassuntivo della scuola, non la posizione relativa dello studente o della studentessa), si associa ad un maggiore uso problematico dei social media, soprattutto tra le ragazze e i ragazzi che hanno minor sostegno da parte degli amici.
A livello nazionale esiste una relazione tra diseguaglianze e uso problematico dei social media solo per gli adolescenti con basso livello di sostegno familiare.
«Lo studio va ad ampliare la nostra conoscenza sugli effetti negativi che elevati livelli di diseguaglianza possono avere sul benessere. Interventi mirati a ridurre le diseguaglianze socio-economiche potrebbero quindi avere ripercussioni positive anche nella prevenzione dell’uso problematico dei social media, oltre che su una grande varietà di conseguenze sanitarie e sociali come l’uso di sostanze, le gravidanze adolescenziali e l’obesità Secondo i nostri risultati possiamo affermare che proprio nel contesto scolastico le conseguenze delle diseguaglianze si fanno sentire in adolescenza. Inoltre è la scuola il luogo ideale per prevenire tali effetti. Come? Lavorando sulla percezione dello status socio-economico e sul valore ad esso attribuito nella nostra società, riducendo la tendenza a considerarlo una misura del valore personale, ma anche promuovendo la coesione e il sostegno tra studenti e l’insegnamento di competenze emotive, sociali e digitali. Affinché questi interventi possano essere efficaci è importante che siano associati a politiche che promuovano maggiori livelli di uguaglianza a livello nazionale», commenta Michela Lenzi, prima autrice della ricerca pubblicata.