L’età giusta per fare il test dell’Hiv è 25 anni
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L’età giusta per sottoporsi al test per l’Hiv è 25 anni. Nè prima, né dopo. È la conclusione a cui sono giunti i ricercatori del Massachusetts General Hospital desiderosi di dare indicazioni precise alla popolazione americana, e non, invitata a fare l’esame almeno una volta nella vita.
Gli statunitensi Centers for Disease and Control consigliano ai cittadini americani di recarsi in un laboratorio di analisi per controllare l’infezione virale tra i 13 e i 64 anni di età. Ma Anne Neilan, del Division of Infectious Diseases and the Medical Practice Evaluation Center del Massachusetts General Hospital a capo dello studio, ha voluto essere più precisa, soprattutto per trarre il massimo beneficio da quell’unico test. Tanto vale farlo nel periodo di maggior rischio per riuscire così a individuare il più ampio numero di persone con l’infezione. E così è iniziata la ricerca dell’età giusta per il “one-time test”.
Sicuramente è meglio che siano stati superati i 18 anni, ma di quanto esattamente? I ricercatori hanno raccolto e analizzato i dati dei Cdc sulle nuove diagnosi prendendo in considerazione il livello di gravità della malattia al momento in cui è stata riconosciuta. Scoprendo che tra il 2009 e il 2013, il numero maggiore di diagnosi di Hiv, nella fascia di età tra i 13 e i 29 anni, riguardava persone tra i 22 e i 25 anni.
Usando un ben collaudato sistema di simulazione al computer, i ricercatori hanno individuato i 25 anni come l’età giusta per sottoporsi al test. In questo modo aumentano le probabilità di diagnosi di Hiv e si massimizzano gli effetti dello screening.
Resta valida la tradizionale raccomandazione per le persone più a rischio che dovrebbero sottoporsi a controlli più frequenti.
«Per i gruppi a rischio - spiega Andrea Ciaranello autore senior dello studio - lo screening dell'Hiv dovrebbe essere effettuato molto più frequentemente di una volta nella vita, dal momento che un singolo controllo individuerà solo una piccolissima percentuale della popolazione con Hiv. Tuttavia, per i giovani che contraggono l’infezione all'età di 25 anni, il test di una sola volta nella vita potrebbe aumentare l'aspettativa di vita e portare a miglioramenti nella salute, inclusa la soppressione virale».
Gli scienziati del Massachusetts General Hospital sottolineano però che i benefici del test unico si riducono notevolmente se i ragazzi che hanno ricevuto un risultato positivo non intraprendono subito un percorso di cura e la terapia con i farmaci antiretrovirali.
«Circa la metà delle persone tra i 13 e i 24 anni con un’infezione da Hiv - dice Neilan - non ha idea di essere sieropositiva. Lo screening per l’Hiv è uno strumento importante per superare questo problema. I nostri risultati indicano che coinvolgere nello screening i giovani di 18 anni o meno privi dei fattori di rischio sia un uso meno efficiente del test unico in confronto ai controlli a un’età maggiore».