Non solo peggiora i sintomi. L’inquinamento può causare l’asma nei bambini

Lo studio

Non solo peggiora i sintomi. L’inquinamento può causare l’asma nei bambini

Il sospetto c’era ed ora è stato confermato. Le particelle Pm2,5 sono tra i fattori di rischio dell’asma infantile, insieme a quelli genetici. Ciò vuol dire che non solo peggiorano i sintomi della malattia ma ne favoriscono l’insorgenza

di redazione

L’indirizzo dell’abitazione, senza i dettagli della via o del numero civico, basta il quartiere. Per gli epidemiologi è un indizio utile per valutare la probabilità di un bambino di sviluppare l’asma. Sì perché chi vive in zone dove l’aria è inquinata con elevati livelli di Pm2,5 è più esposto al rischio di soffrire della malattia respiratoria in età pediatrica rispetto a chi abita in ambienti più puliti. Uno studio pubblicato dal British Medical Journal riconosce l’inquinamento atmosferico come un fattore di rischio per l’asma al pari di altri, come la famigliarità o avere avuto una madre che fumava durante la gravidanza oppure vivere in condizioni sociali disagiate.  

All’apparenza non sembra nulla di nuovo. Altri studi in precedenza avevano già dimostrato l’esistenza di un legame tra l’aria inquinata e l’asma infantile. In realtà però una novità c’è. Le ricerche passate avevano scoperto che le poveri sottili peggiorano i sintomi della malattia. Ora invece gli viene riconosciuta una responsabilità in più: l’inquinamento atmosferico agisce anche a monte favorendo l’insorgere dell’asma. La genetica, quindi, o altre condizioni (come una madre fumatrice in gravidanza) non sono gli unici fattori di rischio per l’asma. Il primo attacco potrebbe essere scatenato proprio dalle sostanze inquinanti presenti nell’aria che i bambini respirano. Lo scenario si amplia a dismisura: tutti i piccoli, anche quelli senza una predisposizione genetica, sono a rischio se vivono in zone inquinate. 

Un gruppo di ricercatori ha raccolto informazioni sulla salute di quasi 800mila bambini nati in Danimarca tra il 1997 e il 2014 registrando i casi di asma o di altre difficoltà respiratorie, come il respiro sibilante, insorti nei primi 15 anni di vita. 

Tra tutti i partecipanti sono stati individuati 122mila bambini con asma e respiro sibilante. I ricercatori hanno incrociato questi dati con altre informazioni personali: l’indirizzo dell’abitazione, la presenza di casi di asma in famiglia, in particolare tra i genitori, una mamma fumatrice durante la gravidanza. 

Dopo aver escluso altri fattori che avrebbero potuto influenzare i risultati, gli scienziati hanno stilato la lista dei principali fattori di rischio: genitori con asma, madre che ha fumato mentre era incinta, condizioni economiche precarie ed esposizione alle polveri sottili Pm2,5. 

Le particelle di dimensioni microscopiche, con diametro inferiore a 2,5 µm (il 3% del diametro di un capello), si sono rivelate più dannose delle Pm10 e delle particelle di diossido di azoto e di nitrati. Capaci di superare tutte le barriere delle vie aeree superiori e di penetrare in profondità nei polmoni e addirittura nel sistema cardiocircolatorio, le particelle prodotte da vari processi di combustione, inclusi quelli dei motori di auto e veicoli, degli impianti per la produzione di energia, della legna per il riscaldamento domestico, degli incendi e di molti altri processi industriali. Per ogni cinque microgrammi per metro cubo di aumento della concentrazione di questi inquinanti, il rischio di insorgenza di asma aumenta del 4-5 per cento.

I ricercatori affermano che i loro risultati vanno a sostegno di una forte associazione tra l'esposizione all'inquinamento atmosferico e lo sviluppo dell’asma nei bambini. 

«Sebbene questa scoperta debba essere confermata in studi futuri, questi risultati suggeriscono che ulteriori riduzioni del PM2,5 potrebbero aiutare a ridurre il numero di bambini che sviluppano asma e respiro sibilante persistente nelle popolazioni altamente esposte», concludono gli scienziati.