Corpo umano straordinario: a 5.000 metri sintetizza il doppio dell’emoglobina senza andare in carenza di ferro
Siamo in grado di adattarci a condizioni estreme, come quelle in cui c'è carenza di ossigeno, senza incorrere in pericoli. Lo dimostra uno studio italiano condotto in Perù
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L’organismo umano si adatta alle condizioni di ipossia, cioè di scarsità di ossigeno, indotta dall’alta quota sintetizzando grandi quantità di emoglobina, necessaria al trasporto dell'ossigeno stesso. Per produrre emoglobina, i globuli rossi utilizzano grandi quantità di ferro, la cui disponibilità è cruciale quando la sintesi dei globuli rossi è elevatissima (eritrocitosi), come avviene ad altitudini elevate.
Ricercartici e ricercatori del Dipartimento di Scienze biomediche per la salute della Statale di Milano hanno indagato il legame tra metabolismo del ferro e formazione dei globuli rossi (eritropoiesi) analizzando persone residenti in tre zone del Perù: a livello del mare, ad alta quota (Puno, 3.800 metri) e a La Rinconada (5.100 metri, la città più alta del mondo). Lo studio, frutto di una vasta collaborazione internazionale, soprattutto con ricercatori francesi dell’Università di Grenoble, è stato recentemente pubblicato su Hemasphere.
«I dati ottenuti hanno dimostrato che il progressivo aumento dei parametri eritroidi, ovvero il numero dei globuli rossi e la massa di emoglobina, non è accompagnato dalla carenza di ferro» spiega Stefania Recalcati, co- coordinatrice della ricerca. «Anche le condizioni estreme – prosegue - osservate negli abitanti di La Rinconada, che presentano, ad esempio, un ematocrito oltre 70% dovuto a un volume totale degli eritrociti raddoppiato rispetto al normale, non portano a carenza di ferro, come evidenziato da inalterata ferritina e saturazione della trasferrina. Solo l’ulteriore stress eritropoietico presente nei soggetti affetti da mal di montagna cronico ha provocato l’induzione dell’eritroferrone e la repressione dell’epcidina, due regolatori del metabolismo del ferro a livello sistemico, in modo da far fronte alle ancor più alte necessità delle cellule eritroidi».
Questi risultati forniscono informazioni preziose sull’adattamento dell’omeostasi del ferro in risposta a una eritropoiesi cronicamente stimolata, come quella degli oltre 100 milioni di persone che vivono stabilmente sopra i 2.500 metri, o dei pazienti con patologie respiratorie che comportano grave ipossia cronica o con malattie ematologiche come la policitemia, caratterizzate da un forte aumento della quantità di globuli rossi nel sangue.