Distrofie muscolari dei cingoli: risultati promettenti di una piccola molecola terapeutica
Ricercatori dell’Università di Padova hanno proposto un nuovo modello murino per lo studio della malattia. Gli esperimenti indicano che il correttore CFTR C17 consente un recupero completo della forza degli animali trattati, senza effetti tossici
Si chiama “correttore CFTR C17”, è una piccola molecola già sperimentata con successo nella fibrosi cistica che sembrerebbe promettente anche per le sarcoglicanopatie, malattie genetiche rare appartenenti al gruppo delle distrofie muscolari dei cingoli per le quali non è al momento disponibile alcuna terapia specifica. A suggerirlo è uno studio condotto dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Biomediche dell'Università di Padova appena pubblicato sulla rivista Human Molecular Genetics. Gli esperimenti sono stati condotti su un nuovo modello animale della malattia messo a punto dal gruppo di ricerca guidato da Dorianna Sandonà.
«Una delle grosse difficoltà nello studio delle sarcoglicanopatie è la mancanza di modelli animali adatti, che tuttavia sono fondamentali per valutare l’effetto di potenziali nuovi farmaci. Una parte fondamentale di questo lavoro è stata proprio quella di sviluppare un nuovo modello di una di queste malattie, la distrofia dei cingoli indicata come LGMD3, più vicino alla realtà rispetto alle tradizionali colture di cellule. Grazie a questo nuovo modello animale – un topo geneticamente modificato – abbiamo potuto testare per la prima volta in un organismo vivente una piccola molecola già sperimentata con successo nel caso della fibrosi cistica: il correttore CFTR C17», spiega Sandonà.
I ricercatori hanno osservato il recupero completo della forza muscolare negli animali malati trattati con il correttore.
Il nuovo modello che ha reso possibile lo studio è costituito da topi privi del gene corrispondente a quello che, nell’essere umano, codifica la proteina coinvolta nelle distrofie LGMDR3. In questi animali viene introdotto alla nascita il gene umano, con la mutazione responsabile della malattia. Una volta cresciuti, i topi sviluppano una malattia simile alla distrofia nell’essere umano, caratterizzata per esempio dall’assenza dalla localizzazione sulla membrana delle cellule muscolari di una particolare proteina chiamata sarcoglicano, fondamentale per il corretto funzionamento dei muscoli e, a livello di sintomi, un’evidente riduzione della forza muscolare.
«In molti casi di LGMDR3, la proteina mutata viene prodotta, ma con una forma diversa da quella fisiologica. Per questo motivo, anche se potrebbe comunque svolgere la sua funzione, viene riconosciuta come difettosa dai sistemi di controllo di qualità della cellula ed eliminata prima ancora che possa raggiungere la sua collocazione. Qualcosa di analogo succede nella fibrosi cistica, dove il correttore CFTR C17 si è mostrato in grado di recuperare le proteine dalla forma “sbagliata”, permettendo loro di arrivare al sito di destinazione e ripristinando una situazione simile a quella fisiologica. Da qui l’idea di valutare l’effetto anche nel caso delle sarcoglicanopatie. Il dato più promettente di questo studio è che il trattamento con il correttore dei topi modello di malattia che abbiamo sviluppato permette il recupero completo della forza muscolare, che torna ad essere uguale a quella degli animali sani», spiega Dorianna Sandonà.
I ricercatori hanno osservato un aumento della forza muscolare degli animali testati senza aver rilevato effetti tossici causati della sostanza somministrata.
«Questi dati rafforzano l’idea che i correttori CFTR C17 possano rappresentare una valida opzione terapeutica per diverse malattie genetiche, muovendo così un altro importante passo verso la sperimentazione clinica», conclude Sandonà.