Non è solo per la procreazione assistita che nascono sempre più gemelli
Negli Stati Uniti nel 2016 le gravidanze in età avanzata hanno contributo da sole al 24 per cento dell’eccesso di nascite multiple. Nel 2025 la percentuale salirà al 46 per cento
Le donne che aspettano ad avere un figlio possono ritrovarsi all’improvviso con una prole più numerosa di quella programmata. Chi resta incinta in età avanzata, infatti, ha una maggiore probabilità di avere una gravidanza gemellare o plurigemellare. È quanto emerge da uno studio appena pubblicato su Obstetrics & Gynecology che ha cercato una spiegazione all’aumento dei parti multipli negli ultimi trent’anni.
Secondo i ricercatori il fenomeno, infatti, non può essere attribuito esclusivamente al sempre maggiore ricorso alle tecniche di procreazione assistita.
Negli anni Ottanta le famiglie con coppie, triplette, quartetti o quintetti di gemelli erano una rarità che le copertine dei giornali, nei casi più eccezionali, si contendevano. Le indagini statistiche di allora riportavano 20 casi di gemelli su mille nascite. Nel 2010 il numero di parti gemellari era salito a 35 su mille. Un dato che preoccupa i ginecologi consapevoli che le gravidanze multiple possono avere maggiori complicazioni rispetto alle gravidanze singole.
«Ci siamo chiesti: il fenomeno sociale di ritardare la gravidanza ha avuto un impatto sull’incidenza delle nascite multiple negli Stati Uniti?». È ponendosi questa domanda che Eli Adashi, professore di ostetricia e ginecologia alla Warren Alpert Medical School della Brown University, e i suoi colleghi hanno dato il via allo studio.
I ricercatori hanno analizzato i dati dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) dal 1949 al 1966, quando ancora non erano disponibili le tecniche di fecondazione assistita. E hanno osservato che le donne che restavano incinte all’età di 35 anni avevano una probabilità da tre a quattro volte superiore di avere gemelli non identici rispetto alle primipare più giovani. Le probabilità di partorire tre o quattro gemelli salivano a 5, 6 volte sopra la media.
Dal 1971 al 2016 la pianificazione famigliare ha potuto contare sulle nuove tecnologie per la procreazione assistita che permettono di rimandare nel tempo la decisione di avere un figlio.
La percentuale di donne che ha affrontato la prima gravidanza tra i 30 e i 40 anni è passata dal 14,16 per cento del 1971 al 42 per cento del 2015. Molte di queste donne però restano incinta in modo naturale senza sottoporsi a trattamenti per la fertilità. E, come già dimostrato dall’analisi statistica e da studi scientifici, hanno maggiori probabilità di avere parti multipli. Questo fenomeno contribuisce in modo considerevole all’eccesso di nascite gemellari registrato negli ultimi anni (un eccesso di 20 su mille).
Secondo i calcoli degli autori dello studio nel 2016 le gravidanze in età avanzata hanno contributo da sole al 24 per cento dell’eccesso di nascite multiple. I ricercatori prevedono che intorno al 2025 le donne che avranno un figlio tardi senza ricorrere alla riproduzione assistita saranno responsabili del 46 per cento dell’eccesso di parti gemellari.
«Abbiamo dimostrato che sì, in effetti, non tutte le nascite multiple hanno a che fare con i farmaci per la fertilità o con la fecondazione in vitro (Fiv). C'è una percentuale considerevole di nascite multiple che possono essere attribuite semplicemente alla scelta di ritardare la gravidanza. E la percentuale di queste gravidanze multiple naturali sembra in crescita».
L’obiettivo dei ricercatori non è certo quello di intromettersi nelle scelte personali di una donna, ma piuttosto di comprendere le ragioni dell’aumento dei parti gemellari e di aumentare la consapevolezza sui rischi delle gravidanze in età avanzata.
«Le persone - ha dichiarato Adashi - devono essere consapevoli dell’aumento dei rischi di avere una gravidanza gemellare, oltre di altri pericoli più noti legati all’età materna avanzata come sindrome di Down, nascite pre-termine e pre-eclampsia», concludono i ricercatori.