Una proteina spia indica se è in corso una malattia neurodegenerativa
La proteina NFL, acronimo che sta per “neurofilamento a catena leggera” è un possibile biomarcatore per le malattie neurodegenerative, in particolare per la sclerosi laterale amiotrofica e la demenza frontotemporale.
È quanto sostiene una ricerca dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano - Università degli Studi di Milano, Centro “Dino Ferrari” e dell’Università di Ulm in Germania i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Neuroscience.
«NFL fa parte di una sorta di impalcatura interna delle cellule nervose; quando queste degenerano per effetto di patologie quali la SLA e la FTD, rilasciano al loro esterno frammenti di tale impalcatura, tra i quali appunto il NFL, che pertanto possono essere rilevati e quantificati nei liquidi biologici», spiega il primo firmatario della ricerca, Federico Verde, ricercatore della Università degli Studi di Milano.
«Ciò ci fornisce informazioni sul tipo, l’entità e la velocità della degenerazione delle cellule nervose. Le evidenze finora accumulate – continua Verde – dimostrano che il NFL può supportare la diagnosi della SLA e della FTD, fornire informazioni utili nella prognosi e – dato di notevole importanza in prospettiva – aiutare a misurare la possibile efficacia dei trattamenti che vengono e verranno sperimentati per l’una e per l’altra malattia».
«È possibile – che il NFL, affiancato ad altri biomarcatori, possa amplificare la propria specificità fornendo un riferimento insostituibile per la gestione di pazienti con patologia neurodegenerativa, entrando nel bagaglio degli esami da acquisire per il corretto inquadramento dei pazienti affetti da SLA e/o FTD», ha aggiunto Vincenzo Silani, ordinario in Neurologia della Università degli Studi di Milano e direttore della unità operativa di Neurologia dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano.