Il trattamento con osimertinib ha ridotto di oltre la metà il rischio di morte nel tumore del polmone con mutazione EGFR in stadio precoce

ASCO 2023

Il trattamento con osimertinib ha ridotto di oltre la metà il rischio di morte nel tumore del polmone con mutazione EGFR in stadio precoce

di redazione

Osimertinib ha prodotto un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza globale (OS) rispetto a placebo, nel trattamento adiuvante del carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) in stadio precoce che presenta mutazioni del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR), a seguito di resezione radicale.

Questo il principale risultato dello studio ADAURA su 682 pazienti reclutati in oltre venti Paesi, presentato domenica 4 giugno a Chicago al Congresso della Società americana di oncologia clinica (American Society of Clinical Oncology – ASCO) e pubblicato contemporaneamente sul New England Journal of Medicine.

Osimertinib, farmaco di AstraZeneca, ha ridotto il rischio di morte del 51% rispetto al placebo, sia nella popolazione dell’analisi primaria (stadio II-IIIA; maturità dati 21%) sia nella popolazione complessiva dello studio (Stadio IB-IIIA; maturità dati 18%).

Nella popolazione dell’analisi primaria, l’85% dei pazienti trattati con osimertinib è vivo a cinque anni rispetto al 73% dei pazienti trattati con placebo. Nella popolazione complessiva dello studio, l’88% dei pazienti trattati con osimertinib è vivo a cinque anni, rispetto al 78% di quelli trattati con placebo. La sopravvivenza globale mediana non è stata raggiunta sia nel braccio sperimentale sia nel gruppo di controllo. I pazienti trattati con placebo che hanno sviluppato malattia metastatica hanno avuto l’opportunità di ricevere osimertinib come trattamento successivo.

«Negli stadi precoci di malattia l’intento del trattamento è curativo» spiega Filippo de Marinis, direttore della Divisione di Oncologia toracica dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano e Principal Investigator dello studio ADAURA per l’Italia. «La tradizionale chemioterapia – prosegue - non riesce a impattare in maniera significativa sulla diminuzione del rischio di recidiva di malattia locale o a distanza in percentuali superiori al 5%. Questi nuovi risultati dello studio ADAURA dimostrano che quasi il 90% dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio iniziale trattati con osimertinib è vivo a cinque anni, con una riduzione del rischio di morte del 51%. La rilevanza di questi dati è senza precedenti». Si tratta, precisa De Marinis, di «risultati ancora più importanti se consideriamo che, nella malattia operabile, la sopravvivenza a cinque anni diminuisce dal 73% nello stadio IB fino al 41% nel IIIA. Il beneficio di osimertinib si estende a tutti i sottogruppi di pazienti. Infatti negli stadi II-IIIA la sopravvivenza a cinque anni ha raggiunto l’85%».

Come ricorda Saverio Cinieri, presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), circa il 30% dei pazienti colpiti dalla forma non a piccole cellule del carcinoma polmonare riceve una diagnosi di malattia «abbastanza precocemente da poter essere sottoposto a intervento chirurgico con intento radicale. Ciononostante, la recidiva è ancora frequente nel tumore agli stadi iniziali. Per questa ragione accogliamo positivamente i risultati dello studio ADAURA, a conferma ulteriore dei grandi progressi che sta compiendo la ricerca in oncologia».