Vista a rischio per un milione di italiani colpiti da glaucoma
Cinquecentomila italiani lo sanno e si curano. Altrettanti, però, non sanno di averlo e rischiano di perdere la vista senza quasi accorgersene. E proprio a causa sua 5 mila italiani ogni anno non vedono più. Il responsabile, subdolo, è il glaucoma, una malattia cronica degenerativa che danneggia progressivamente il nervo ottico senza farlo sapere a chi ne è colpito. Generalmente è dovuto a un aumento della pressione all'interno dell'occhio. Nel mondo ne soffrono, secondo le stime dell'Organizzazione mondiale della sanità, 55 milioni di persone ed è la seconda causa di cecità irreversibile.
«Quando la scopri – dice Stefano Miglior, presidente dell'Associazione italiana per lo studio del glaucoma (Aisg), in occasione del congresso internazionale che l'Aisg ha promosso a Roma dal 16 al 18 marzo scorsi -spesso è già tardi. Non a caso viene definita “ladro silenzioso della vista”». Se non appropriatamente gestita può solo peggiorare, “uccidendo” silenziosamente le cellule del nervo ottico, che collegano l'occhio al cervello. «Così facendo – precisa Miglior – determina una progressiva perdita del campo visivo fino a una perdita anche della visione centrale o acuità visiva».
Diversi studi hanno dimostrato che la riduzione della pressione oculare è in grado di rallentare significativamente la progressione della malattia, ma non sempre riesce a fermarla: «Le più recenti ricerche – conferma Luciano Quaranta, direttore del Centro per lo studio del glaucoma all’Università di Brescia - hanno evidenziato che non sempre la sola riduzione della pressione oculare è di per se' sufficiente nel rallentare l’evoluzione della malattia. Sulla base di queste osservazioni si tende oggi a considerare la malattia come una forma di neurodegenerazione primaria delle cellule ganglionari retiniche».
Nuove ricerche stanno così puntando ad altri approcci terapeutici che agiscano proprio sulla cellula ganglionare della retina, i cui assoni formano il nervo ottico. «L’obiettivo - spiega Quaranta - è di prevenire o ridurre la degenerazione del nervo ottico e di conseguenza il difetto del campo visivo». Un ampio numero di pazienti, variabile dal 20 al 70% secondo le varie casistiche, soffre poi di una forma di glaucoma nella quale la pressione oculare è all'interno di valori normali. «Ecco perché sostiene Quaranta - dobbiamo iniziare a pensare al glaucoma come a una malattia neurodegenerativa che ha l’occhio come bersaglio».
Proprio al congresso Aisg di Roma è stato annunciato l’avvio del primo studio italiano indipendente sulla neuroprotezione nel glaucoma che sarà coordinato da Quaranta. Lo studio durerà tre anni e coinvolgerà 612 pazienti e i 14 centri per il trattamento del glaucoma in tutta Italia. L’obiettivo è di verificare se effettivamente l’aggiunta del coenzima Q10 alla terapia ipotonizzante sia in grado di rallentare la progressione del danno anatomico e funzionale indotto dal glaucoma. Il coenzima Q10, noto anche come ubiquinone, è una sostanza simile a una vitamina, presente in molte cellule eucariotiche soprattutto a livello mitocondriale; già ampiamente studiato in varie forme di neurodegenerazione come la malattia di Parkinson, l’Alzheimer, la corea di Huntington e nella Sla, è considerato la più promettente sostanze ad azione antiossidante e bioenergetica per il trattamento del glaucoma. «I soggetti con malattia in fase iniziale o moderata sono spesso asintomatici e sviluppano disturbi della visione negli stadi più avanzati della malattia. Per questo . Conclude Quaranta - è necessario studiare strategie che possano funzionare in sinergia con i farmaci ipotonizzanti per rallentare la progressione della malattia verso le forme più gravi di disabilità visiva fino alla cecità».