L’allarme dell’Oms: aumenta l’antibiotico-resistenza nel mondo
Il destino sembra segnato. Stanno aumentando le infezioni del sangue provocate da Klebsiella pneumoniae resistenti alla terza generazione di cefalosporine, il trattamento di prima linea nelle infezioni di questo tipo. Così aumenterà l’uso dell’ultima risorsa disponibile, i carbapenemi
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Acinetobacter e Klebsiella pneumoniae hanno reso più della metà delle infezioni del sangue resistenti agli antibiotici (56%-57%). Oltre il 20 per cento dei casi di infezione da Escherichia coli non rispondono alla prima e alla seconda linea di antibiotici. Il 60 per cento delle gonorree sono resistenti alla ciprofloxacina, uno dei pochi trattamenti efficaci per la cura della malattia sessualmente trasmissibile. Le armi per sconfiggere malattie comuni si stanno esaurendo. È lo scenario, non inaspettato, descritto nel nuovo rapporto del Global Antimicrobial Resistance and Use Surveillance System dell’Organizzazione Mondiale della Sanità basato sulle segnalazioni di 87 Paesi nel 2020. La situazione generale è estremamente preoccupante, il livello di resistenza agli antimicrobici è elevato ovunque, ma i Paesi a basso e medio reddito hanno i tassi più alti di infezioni causate da superbatteri.
«Questo rapporto conferma il fatto che la resistenza antimicrobica rappresenti una minaccia alla sicurezza sanitaria globale che richiede un'azione trasversale concertata da parte dei governi e delle diverse parti interessate nella società», si legge nel rapporto.
Il monitoraggio dell’antibiotico-resistenza da parte del sistema di sorveglianza globale è iniziato nel 2015 con il primo rapporto del Glass. Da allora il numero di Paesi coinvolti nell’indagine è quasi raddoppiato, ma i dati forniti potrebbero essere sottostimati. Gli esperti dell’Oms infatti denunciano una elevata disomogeneità tra i Paesi nella capacità di individuare attraverso i test specifici l’infezione resistente e il patogeno responsabile.
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Le infezioni prese in considerazione dal documento dell’Oms sono di quattro tipi: quelle del sistema sanguigno causate da Acinetobacter, E. coli, K.pneumoniae, Salmonella, Staphylococcus aureus e Staphylococcus pneumoniae, quelle del tratto urinario provocate da E.coli e K.pneumoniae, quelle gastrointestinali causate da Salmonella e Shigella, quelle dell’area genitale scatenate da Neisseria gonorrhoeae.
Dai dati raccolti emerge che i tassi di resistenza agli antimicrobici variano notevolmente da Paese a Paese, ma sono inferiori nei Paesi ad alto reddito con una maggiore copertura dei test e sono sostanzialmente più elevati nelle nazioni a basso e medio reddito, dove pochi ospedali conducono i test di sorveglianza dell’antibiotico-resistenza.
Particolarmente indicativi sono i tassi di resistenza per due indicatori monitorati nell'ambito degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite: le infezioni del sistema sanguigno causate da Escherichia coli e Stafilicocco aureus. Il rapporto mostra che nel mondo la resistenza alle cefalosporine di terza generazione nelle infezioni del sangue causate da di E. coli è del 41,8 per cento e la resistenza alla meticillina nei confronti di S. aureus è del 34,7 per cento. Ma selezionando solo i Paesi con la più alta copertura di test, questi tassi scendono rispettivamente al 10,6 per cento e al 6,8 per cento. Ciò dimostra che nei Paesi con un buon sistema di sorveglianza, la risposta all’antibiotico resistenza è più efficace.
Le infezioni più a rischio, quelle dove i livelli di resistenza sono più preoccupanti, sono quelle del sangue. Batteri resistenti come Klebsiella pneumoniae stanno compromettendo il successo delle terapie a base delle cefalosporine di terza generazione, indicate come trattamento di prima linea per questo tipo di infezioni. I ceppi resistenti a questa categoria di antibiotici costringono all’uso dei carpabenemi considerati l’ultima risorsa disponibile. Un aumento dell’impiego dei carpabenemi potrebbe rendere l’umanità completamente priva di difese per alcune infezioni fino a pochi anni fa curabili con gli antibiotici.