Cancro della prostata, con il Covid-19 persa una diagnosi su due
Nel 2020, dall'inizio della pandemia, è stata persa la metà delle diagnosi di tumore della prostata, con potenziali, gravissime conseguenze per il presentarsi nei prossimi anni di nuovi pazienti in stadi avanzati della malattia.
L'allarme è lanciato dalla Fondazione Pro, il cui presidente, Vincenzo Mirone, professore di Urologia dell’Università Federico II di Napoli, ricorda che quello alla prostata è il secondo tumore con maggior incremento annuo (+3.4%) dopo il melanoma (+7.3%) per gli uomini sotto i cinquanta anni. In Italia sono oltre 564 mila quelli che devono convivere con questa patologia, con un’età media di 72 anni al momento della diagnosi. «Non possiamo permetterci di abbassare la guardia – avverte Mirone - e dobbiamo mettere i pazienti nelle condizioni di non abbandonare i trattamenti».
In corso di pandemia, come sottolinea Mirone, la Fondazione Pro è intervenuta su un aspetto importante del fenomeno: la paura del contagio da parte dei pazienti che per non correre il rischio di trasmissione del Covid-19, hanno rinunciato a curarsi. Lo ha fatto attraverso uno spot che vede testimonial Massimiliano Allegri e due sondaggi, con medici e pazienti, per comprendere la portata del problema.
Per oltre il 70% dei 500 pazienti consultati il Covid-19 è fonte di forte preoccupazione e quasi il 40% pensa di essere più esposto al contagio a causa dei trattamenti anti-tumorali. Quattro malati su dieci hanno evitato di andare in ospedale durante la scorsa primavera, rinviando cure e visite e sette su dieci auspicano di poter assumere terapie trimestrali o semestrali, per ridurre al minimo gli accessi alle strutture sanitarie.
D'altra parte, il 66% degli oltre 500 uro-oncologi interpellati ha segnalato che il Covid-19 li ha indotti a modificare le proprie abitudini prescrittive, mentre la metà ha rilevato un peggioramento dell’aderenza terapeutica.
«Il nostro appello alle persone colpite da cancro alla prostata – conclude Mirone – è a non abbandonare i trattamenti per nessun motivo, consultando il proprio urologo o oncologo in caso di dubbi o timori. Come Fondazione Pro ci impegniamo a intervenire sul sommerso non diagnosticato con campagne educazionali come “Per il cancro non c’è lockdown” e a presidiare, in questa seconda ondata di contagi, i percorsi diagnostico-terapeutici riservati ai malati di cancro alla prostata».