Durante la pandemia sono crollate le prescrizioni di antibiotici ai bambini

Lo studio dell’Oms

Durante la pandemia sono crollate le prescrizioni di antibiotici ai bambini

Uno studio su Pediatrics dimostra che nei mesi più acuti della pandemia le prescrizioni di antibiotici ai bambino si sono ridotte della metà. Mscherine e distanziamento hanno ridotto a diffusione di quelle infezioni, compreso il raffreddore, che i medici spesso trattavano con gli antibiotici

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Immagine: Ll1324, CC0, via Wikimedia Commons
di redazione

Durante la pandemia negli Stati Uniti le prescrizioni di antibiotici ai bambini sono diminuite del 25 per cento con punte di oltre il 56 per cento. E subito viene la tentazione di commentare la notizia dicendo che sono state risparmiate terapie inutili e che forse l’emergenza sanitaria globale è servita a far capire che in molti casi si può fare a meno degli antibiotici limitando così il rischio della diffusione dei batteri resistenti. Ma lo studio su Pediatrics che ha descritto il fenomeno non dà appigli di questo tipo. Il calo delle ricette di antibiotici, così come quello di altri farmaci pediatrici, sembrerebbe strettamente legato a fattori contingenti, non ci sono elementi per immaginare in futuro grandi cambiamenti. I pediatri non hanno prescritto antibiotici semplicemente perché i bambini hanno avuto meno infezioni delle vie respiratorie durante la pandemia a causa delle misure precauzionali anti Covid-19. In sostanza è mancata l’occasione di  commettere errori trattando un raffreddore di origine virale con un antibatterico. Ma è stato un caso straordinario. Perché durante la pandemia i piccoli pazienti hanno frequentato molto meno lo studio del pediatra perché sono mancati i soliti malanni stagionali. È così che si spiega come mai nel complesso, i farmaci prescritti per i bambini siano diminuiti di oltre un quarto durante i primi otto mesi della pandemia rispetto all'anno precedente, con il calo più netto registrato proprio nel settore degli antibiotici.

Il consumo di antibiotici tra bambini e adolescenti si è ridotto di quasi il 56 per cento tra aprile e dicembre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019. I ricercatori hanno anche osservato un calo delle prescrizioni per malattie croniche, come il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e l'asma, ma nessun cambiamento nel numero di prescrizioni per gli antidepressivi. 

«Il calo del numero di bambini che hanno usato antibiotici è in linea  con le grandi diminuzioni delle visite pediatriche legate alle infezioni durante il 2020. Poiché gli antibiotici hanno importanti effetti collaterali, la drastica diminuzione della somministrazione di antibiotici può essere un fatto positivo. Al contrario, il calo nell'erogazione di farmaci per malattie croniche potrebbe essere preoccupante», ha dichiarato Kao-Ping Chua, pediatra e ricercatore presso l'Università del Michigan, a capo dello studio. 

Gli scienziati hanno analizzato le vendite dei farmaci destinati ai bambini e ai ragazzi tra  0 e 19 anni negli Stati Uniti durante la pandemia mettendole a confronto con quelle degli anni precedenti. 

Tra gennaio 2018 e febbraio 2020 sono state compilate circa 26milioni di prescrizioni di terapie pediatriche al mese. Nei primi 8 mesi della pandemia in generale le ricette per i farmaci destinati ai bambini sono calate del 27 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019.

In particolare, le prescrizioni di farmaci per le infezioni acute, compresi gli antibiotici, sono diminuite di quasi il 51 per cento, mentre quelle di medicinali per le malattie croniche sono scese del 17 per cento.

«La riduzione della somministrazione di antibiotici riflette molto probabilmente la riduzione delle infezioni, come raffreddore e mal di gola, a causa delle misure di mitigazione del rischio adottate per Covid-19 come il distanziamento sociale e le mascherine. Di conseguenza, i bambini hanno avuto effettuato meno visite correlate alle infezioni e hanno avuto meno opportunità di ricevere prescrizioni di antibiotici, sia appropriate che inappropriate», ha spiegato Chua. 

Gli scienziati la considerano una buona notizia e non lo nascondono. Secondo i loro calcoli circa un quarto delle terapie antibiotiche viene prescritto inutilmente. E questa disinvoltura nel ricorso ai farmaci antibatterici la scontano i singoli pazienti che rischiano effetti collaterali anche gravi e la sconta l’intera umanità che rischia di non avere più armi di difesa contro i super batteri resistenti agli antibiotici. 

Oltre agli antibiotici durante la pandemia è diminuito anche l’uso dei farmaci per i sintomi del comune raffreddore, in particolare per la tosse. I dati parlano di un calo di circa l’80 per cento nelle vendite di questi prodotti durante il periodo di studio. Ancora una volta per i ricercatori si tratta di un fatto positivo. 

«Questi farmaci hanno scarsi benefici, ma sono associati a effetti collaterali potenzialmente dannosi, in particolare nei bambini piccoli. Dal punto di vista della qualità dell'assistenza sanitaria, il forte calo nella somministrazione di farmaci per la tosse e il raffreddore può rappresentare un lato positivo della pandemia di Covid-19», conclude Chua.