I farmacisti ospedalieri: antibiotico-resistenza tra le principali cause di morte nel mondo
Nel 2019 quasi 5 milioni di persone nel mondo sono morte per cause associate a infezioni batteriche resistenti a farmaci. Una vera e propria «epidemia silente» contro la quale bisogna «agire con urgenza».
Il rinnovato allarme giunge dalla Sifo, la Società scientifica dei farmacisti ospedalieri, il cui Cngresso nazionale si è concluso il 31 ottobre a Bologna.
La resistenza antimicrobica (Amr) è un fenomeno che avviene naturalmente, ma nel tempo ha assunto i caratteri di un’emergenza sanitaria. Oggi è infatti una delle principali cause di morte a livello globale: nel 2019 i decessi di 4,95 milioni di persone sono stati associati alla concausa di infezioni batteriche resistenti ai farmaci, mentre 1,27 milioni di decessi sono stati causati direttamente dall'Amr. Ai dati sulla mortalità vanno aggiunti l'aumento della durata dei ricoveri e i ritardi nella somministrazione di altre terapie o negli interventi chirurgici.
Non solo: anche a livello economico, l’Amr ha un costo molto “salato”, come ricorda Paolo Abrate del Consiglio direttivo Sifo, e già nel 2009 l’European Centre for Disease Prevention and Control e l’Agenzia europea del farmaco (Ema) stimavano un costo di 940 milioni di euro per il trattamento di infezioni resistenti causate da sei agenti infettivi.
Per poter affrontare questa emergenza, secondo Abrate è «indispensabile e urgente» impegnarsi ad agire su vari fronti: «Rafforzando i sistemi sanitari e la loro capacità di sorveglianza, garantendo l’accessibilità agli antibiotici appropriati, promuovendo un corretto utilizzo degli stessi e incoraggiando strategie antinfettive innovative. La sorveglianza costante e tempestiva deve fornire informazioni riguardo l’entità e le tendenze della resistenza, e l’efficacia degli interventi attuati». Tutto senza dimenticare che «circa il 90% del consumo di antibiotici a carico del Servizio sanitario nazionale viene erogato in regime di assistenza convenzionata, con utilizzo al domicilio del paziente, negli ambulatori o nelle strutture residenziali per anziani. Per realizzare programmi efficaci diretti a promuovere l’uso responsabile degli antibiotici – sostiene infine Abrate - sono allora necessarie azioni mirate in ambito territoriale».