Fibromialgia, malattia sconosciuta per due italiani su tre
Solo un terzo degli italiani dice di conoscere la fibromialgia, ma in realtà soltanto un italiano su dieci ne sa dare una descrizione appropriata.
È uno dei risultati di un'indagine realizzata dall’Istituto Piepoli con il contributo non condizionante di Alfasigma, in vista della Giornata mondiale della fibromialgia del 12 maggio. L'indagine è stata realizzata tra gennaio e febbraio 2021 su un campione di circa mille persone rappresentativo della popolazione italiana dai 15 anni in su.
Forti dolori diffusi in tutto il corpo, facile affaticamento anche nel compiere azioni semplici, insonnia, difficoltà a concentrarsi e disturbi d’ansia: sono solo alcuni tra i principali sintomi che accomunano i due milioni di italiani che soffrono di fibromialgia, soprattutto donne in età lavorativa con un’età media di circa quaranta anni.
Non per nulla, dunque, dall'indagine risulta che tra coloro che la conoscono meglio ci sono proprio le donne dai 34 ai 45 anni e con titolo di studio alto ((37% rispetto al 25% degli uomini). Solo un uomo su quattro sa cosa sia la fibromialgia e il livello di conoscenza crolla tra gli over 54 e i meno scolarizzati. Le fonti di informazione da cui è si è venuti a conoscenza sono prevalentemente la televisione (42%), il passaparola (26%), giornali quotidiani e internet (16%). Il medico, di base o specialista, rimane tuttavia la fonte ritenuta più affidabile (39%), seguito dalla televisione e internet, rispettivamente con il 27 e il 20 per cento.
La fibromialgia non è ancora riconosciuta come malattia cronica e in realtà si tratta di «una sindrome – precisa Piercarlo Sarzi Puttini, direttore dell’Unità di Reumatologia al Fatebenefratelli Sacco di Milano e presidente dell’Associazione italiana sindrome fibromialgica - in quanto caratterizzata da un insieme di sintomi. La peculiarità è la presenza di un dolore muscolo scheletrico diffuso da almeno tre mesi. Dal 2010 in avanti rilevano altri tre segni cardinali: alterazione del sonno, stanchezza sia mentale che fisica e disturbo neuro-cognitivo».
Solo in un caso su due la malattia riceve una diagnosi e nella maggior parte dei casi a effettuarla è il reumatologo, seguito dal medico di famiglia e altri specialisti. Il 10% degli intervistati conosce persone che soffrono di fibromialgia e il 2% ha in famiglia una persona malata.
A oggi nessun farmaco è in grado di guarirla. Si interviene infatti con il trattamento del sintomo, in relazione al quale ogni paziente può avere una risposta soggettiva e non definitiva. «La malattia ha severità differenti – conclude Sarzi Puttini – ci sono alcuni casi per cui un semplice analgesico può bastare. A volte, invece, dobbiamo usare più farmaci. Efficaci sono alcune molecole che modificano i neurotrasmettitori del sistema di percezione del dolore, come antidepressivi e anticonvulsivanti, oppioidi a basso dosaggio, cannabinoidi, sedativi e acetilcarnitina, utile sia per l’energia muscolare che su aspetti depressivi e percezione del dolore. È necessario poi seguire anche trattamenti non farmacologici: per prima cosa il fitness».