Gli infermieri promuovono il Recovery Plan
La “Missione 6” del Recovery Plan inviato dal Governo italiano a Bruxelles piace agli infermieri. E «non solo perché raddoppia la disponibilità di risorse per l’assistenza sul territorio, ma perché parla la loro lingua: reti di prossimità, Casa della comunità, domicilio, ospedali di comunità».
A scriverlo in un comunicato è la Fnopi, la Federazione degli ordini delle professioni infermieristiche.
Il Piano, sostiene la Fnopi, indica «gli strumenti su cui si sta impostando il nuovo modello per dare gambe all’assistenza territoriale del Recovery, in grado di dare da un lato assistenza senza lasciare mai solo nessuno e dall’altro prevenzione per i cittadini, partendo dai 26 milioni con cronicità semplici o complesse che troveranno il loro riferimento nelle Case di comunità, Ospedali di comunità e assistenza domiciliare integrata, nelle cure domiciliari di secondo e terzo livello, nelle cure palliative e negli hospice, fino ai 34,4 milioni di “sani” per i quali le Case della comunità faranno prevenzione primaria e secondaria».
Per la Fnopi «è necessaria una rete sanitaria territoriale capillare con un approccio proattivo che assicuri anche un minor rischio di sviluppo, di riacutizzazione e di progressione delle condizioni croniche, una riduzione dei ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza, quali ad esempio diabete, scompenso cardiaco, malattia polmonare cronica ostruttiva e ipertensione».
«Maggiore appropriatezza quindi – sottolinea Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione - e integrazione sociosanitaria con la possibilità di rispondere in modo personalizzato alle necessità della persona e della famiglia. Per questo sarà necessario, tra l’altro, personale sanitario specializzato e formato, con compensi e possibilità di carriera adeguati e dedicato soprattutto ai fragili per una migliore presa in carico della comunità di riferimento. E soprattutto - sottolinea - in numero sufficiente alle esigenze del nuovo modello».
Un progetto, ricorda la Fnopi, già disegnato nel proprio documento presentato a Governo e Parlamento a marzo con alcune richieste principali: sviluppare e ampliare le competenze infermieristiche anche in riferimento alla possibilità di prescrizione per adeguarle alle esigenze; identificare meglio il ruolo nei vari setting assistenziali anche in relazione agli standard di esiti di cura attesi; risolvere il fabbisogno di personale infermieristico, sia in termini di programmazione degli accessi ai percorsi di studio, sia migliorando le prospettive di carriera, anche rispetto al trattamento economico, sia ancora riorganizzando gli organici; migliorare i modelli organizzativi della rete ospedaliera e territoriale, valutandone un’adeguata programmazione dei bisogni, valorizzando il contributo del sapere infermieristico, stabilendo tra i professionisti un livello di integrazione multidisciplinare e un livello di differenziazione dei rispettivi ruoli e competenze anche attraverso nuovi strumenti per potenziare l’assistenza territoriale come la teleassistenza .e il tele-nursing.