I medici: «No a cure governate da algoritmi»
«I big data, come tutte le innovazioni, portano con sé opportunità e rischi, oltre ad aprire questioni etiche sinora inedite, quale ad esempio quella della privacy».
Così il Segretario della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), Roberto Monaco, nel suo intervento, mercoledì 2 ottobre, ai lavori della tre giorni di Convegno “Big Data in Health 2019” al Cnr di Roma.
«Il fascicolo sanitario elettronico, la telemedicina, la cartella clinica informatizzata, il registro nazionale tumori sono innovazioni che possono veramente migliorare la vita dei pazienti – precisa Monaco - ma non sono ancora uniformemente diffusi e applicati. L’utilizzo dei big data, condivisi, confrontabili, misurabili, è uno degli strumenti per mettere il cittadino al centro del sistema di cura, e una delle leve per quell’empowerment del paziente che è oggi obiettivo e conditio sine qua non dei sistemi sanitari».
Tuttavia, secondo il segretario della Fnomceo monitorare il paziente rischia di farlo diventare «una mera fonte di dati, perdendo quindi l'umanizzazione delle cure. Occorre invece trovare un bilanciamento tra l'utilizzo delle risorse, e quindi dei dati, la tutela della salute e il Giuramento ippocratico. In ogni caso, i dati del singolo paziente devono essere tutelati e salvagurdati».
Al medico viene chiesto sempre più spesso di «risolvere anche problemi di sostenibilità economica – osserva Monaco - la risposta più democratica non è quella di fornire indistintamente tutto a tutti, ma quella di poter erogare a chi ha bisogno tutto ciò che gli è necessario. In questo senso, i big data possono essere indicatore efficace e flessibile. Ciò che ci fa orrore è invece il paziente “monitorato”, la diagnosi e la cura ridotte ad algoritmo: vogliamo pazienti liberi curati da medici liberi, che usano i dati come strumento di governo clinico – conclude - ma non accettano, né mai lo faranno, di essere governati dai dati».