Natalità: nel 2021 nuovo record negativo. I nuovi nati sono in calo dell’1,1 per cento rispetto al 2020
La tendenza è confermata anche per i primi 9 mesi di quest'anno: i nuovi nati del 2022 sono 6 mila in meno rispetto all'anno scorso. Il numero medio di figli per donna è di 1,25. Sta svanendo l’effetto positivo dell’immigrazione
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La pandemia ha svuotato ancora di più le culle. L’ultimo rapporto dell’Istat sulla natalità in Italia registra un nuovo record negativo: nel 2021 le nascite sono calati dell’1,1 per cento rispetto all'anno precedente (400.249 il totale delle nascite). Sono 4.643 i neonati che mancano all’appello nel 2021 basandosi sui dati del 2020 e il trend sembrerebbe confermato anche per l’anno che sta finendo: secondo i dati provvisori di gennaio-settembre le nascite sono circa 6 mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2021.
Il numero medio di figli per donna aumenta lievemente arrivando a 1,25 rispetto al 2020 (1,24), ma in confronto agli anni passati si è notevolmente ridotto. Negli anni 2008-2010 era a 1,44. Sta gradualmente svanendo anche l’effetto positivo associato all’immigrazione, man mano che invecchia anche la popolazione straniera residente.
Per i demografi, i dati italiani non giungo inaspettati, ma sono il risultato atteso di cambiamenti avvenuti nella popolazione nei decenni scorsi.
«Si tratta di un fenomeno di rilievo, in parte dovuto agli effetti strutturali indotti dalle significative modificazioni della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata tra 15 e 49 anni. In questa fascia di popolazione le donne italiane sono sempre meno numerose: da un lato, le cosiddette baby-boomers (ovvero le donne nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta) sono quasi del tutto uscite dalla fase riproduttiva; dall’altro, le generazioni più giovani sono sempre meno consistenti. Queste ultime scontano, infatti, l’effetto del cosiddetto baby-bust, ovvero la fase di forte calo della fecondità del ventennio 1976-1995 che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995», spiegano gli autori del rapporto.
Leonardo, Alessandro e Tommaso, i nomi più frequenti per i maschi. Sofia, Aurora e Giulia, le scelte più gettonate per le femmine.
Sempre meno primi figli
La denatalità è un problema, ma lo è ancora di più quando riguarda in particolar modo i primi figli. All’inizio del millennio il calo di nuove nascite era associato soprattutto ai secondi figli. Oggi invece si assiste a un forte calo dei primogeniti. Nel 2021 i primi figli ammontano a 186.485, il 46,6 per cento del totale dei nati. La fase di calo della natalità avviatasi nel 2008 ha portato a una progressiva contrazione dei primogeniti che sono il 2,9 per cento in meno sul 2020 (-5.657) e il 34,5 per cento in meno sul 2008. Nello stesso arco temporale i figli di ordine successivo al primo sono diminuiti del 26,8 per cento.
«Tra le cause del calo dei primi figli vi è la prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine, a sua volta dovuta a molteplici fattori: il protrarsi dei tempi della formazione, le difficoltà che incontrano i giovani nell’ingresso nel mondo del lavoro e la diffusa instabilità del lavoro stesso, le difficoltà di accesso al mercato delle abitazioni, una tendenza di lungo periodo di bassa crescita economica, oltre ad altri possibili fattori di natura culturale», si legge sul rapporto.
Genitori non coniugati per oltre un nato su tre
Tra i nuovi nati aumentano quelli con genitori non sposati: le nascite fuori dal matrimonio sono 159.821 nel 2021 (+14 mila nell’ultimo anno, +47 mila dal 2008), pari al 39,9 per cento del totale (35,8% nel 2020).
Un dato attribuibile al dimezzarsi dei matrimoni tra il 2019 e il 2020.
Tra i nati fuori dal matrimonio, la quota maggiore è rappresentata da nati con genitori mai coniugati (coppie di celibi e nubili) che nel 2021 arriva all’84,1 per cento sul complesso dei nati fuori dal matrimonio. Questa quota è aumentata di quasi 20 punti percentuali rispetto al 2001, riflettendo la caduta dei primi matrimoni osservata negli ultimi 20 anni.
Si riduce il contributo alla natalità dei cittadini stranieri
Dal 2012 al 2021 diminuiscono anche i nati con almeno un genitore straniero (21.461 in meno) che, con 85.878 unità, costituiscono il 21,5 per cento del totale dei nati.
I nati da genitori entrambi stranieri, scesi sotto i 70 mila nel 2016, continuano a diminuire nel 2021 attestandosi a 56.926 (quasi 23 mila in meno rispetto al 2012), anche per effetto delle dinamiche migratorie nell’ultimo decennio, e costituiscono il 14,2 per cento del totale dei nati.
L’impatto della pandemia sulle nascite
Covid-19 ha contribuito ancora di più alla denatalità. «La discesa marcata delle nascite osservata nel bimestre novembre-dicembre 2020 (-9,5% rispetto allo stesso periodo del 2019) è proseguita nei primi mesi del 2021, evidenziando a gennaio il più ampio calo mai registrato (-13,2%) e lasciando ben pochi dubbi sul ruolo svolto dall’epidemia. Il crollo delle nascite tra fine 2020 e inizio 2021 è infatti riferibile ai mancati concepimenti della prima ondata pandemica».
La fecondità delle cittadine italiane al minimo storico
Nel 2021 il livello di fecondità delle donne tra 15 e 49 anni è valutato con un valore medio di 1,25 figli (1,24 nel 2020), si tratta di una modesta ripresa che segue un lungo periodo di diminuzione in atto dal 2010, allorché si era registrato il massimo relativo di 1,44 figli per donna.
Per trovare livelli di fecondità così bassi per il complesso delle residenti bisogna tornare indietro ai primi anni duemila.
Le donne fanno figli sempre più tardi
Rispetto al 1995, l’età media al parto aumenta di oltre due anni, raggiungendo i 32,4 anni; in misura ancora più marcata cresce anche l’età media alla nascita del primo figlio, che si attesta a 31,6 anni nel 2021 (oltre 3 anni in più rispetto al 1995). Le regioni del Centro sono quelle che presentano il calendario più posticipato (32,8 anni). Le madri residenti nel Lazio hanno un’età media al momento del parto pari a 32,9 anni, quelle del Molise a 32,8, superate solo da quelle della Basilicata e della Sardegna (33 anni).