La nuova minaccia per la salute globale è l’inattività fisica
L’epidemia di sedentarietà sta crescendo soprattutto nei Paesi occidentali. Negli Usa il 40% degli adulti non svolge sufficiente attività fisica aumentando il rischio di obesità, diabete, malattie cardiovascolari . Il rapporto del Lancet Global Health è un invito a rimettere in moto il mondo
Il mondo si è fermato. O meglio si è messo seduto. Gli abitanti del Pianeta non si muovono più: i pochi passi che separano il divano di casa dall’auto parcheggiata davanti al portone sono l’unica attività fisica della giornata. È l’inquietante scenario dipinto da uno studio firmato da quattro esperti dell’Oms sul Lancet Global Health: più di un quarto della popolazione adulta mondiale, pari a 1,4 miliardi di persone, non svolge sufficiente attività fisica aumentando così il rischio di malattie cardiovascolari, diabete, demenza e alcuni tipi di cancro. L’apocalisse dei nostri tempi si presenta sotto forma di una epidemia planetaria di malattie croniche dovute alla sedentarietà.
Il livello globale di pigrizia registrato dai ricercatori nel 2016 rende infatti irraggiungibile l’obiettivo sperato dagli esperti di salute pubblica per salvare il salvabile: ridurre del 10 per cento entro il 2025 il livello di inerzia della popolazione.
Di questo passo, è proprio il caso di dirlo, quella meta diventa un miraggio.
Nel 2016 una donna su tre (32%) e un uomo su quattro (23%) nel mondo, sommando tutte le attività della giornata, non raggiungeva la quantità minima di attività fisica raccomandata dalle linee guida internazionali per preservarsi in salute, ovvero 150 minuti di movimento di moderata intensità oppure 75 minuti di allenamento intenso a settimana.
Lo studio si è basato sulla testimonianza di 1,9 milioni di persone adulte con oltre 18 anni di età provenienti da 168 Paesi nel mondo che hanno partecipato a 358 sondaggi sull’attività fisica quotidiana a casa, al lavoro, nel tempo libero, negli spostamenti.
I risultati dipingono un mondo a doppia velocità con i Paesi più ricchi che hanno un livello di sedentarietà (37%) superiore a quello dei Paesi a basso reddito (16%). I Paesi più attivi sono Uganda e Mozambico dove la percentuale di “pigri” non supera il 6 per cento. Mentre i quattro Paesi più statici sono Kuwait (67%), le Samoa Americane (53%), Arabia del Sud (53%), e Iraq (52%). Negli Stati Uniti la quota di adulti sedentari è del 40 per cento, nel Regno Unito del 35 per cento e in Cina del 16 per cento.
Nel 33 per cento (55) dei 168 Paesi coinvolti nell’indagine più di un terzo della popolazione è risultato non sufficientemente attivo.
Le donne sono meno attive degli uomini in tutto il mondo a eccezione dell’Asia orientale e del Sud-Est asiatico. La differenza tra i sessi è particolarmente evidente in alcuni Paesi come Stai Uniti, dove la percentuale di donne inattive è del 48 per cento e quella degli uomini del 32 per cento, o Regno Unito (40% vs 32%).
«A differenza di altri importanti fattori di rischio per la salute globale - ha detto Regina Guthold dell'OMS, Svizzera - gli scarsi livelli di attività fisica non stanno diminuendo in media in tutto il mondo e oltre un quarto di tutti gli adulti non raggiunge i livelli di attività fisica raccomandati per una buona salute».
In alcuni casi la sedentarietà sembrerebbe contagiosa: dal 2001 al 2016 la percentuale di persone scarsamente attive nei Paesi occidentali ad alto reddito è passata dal 31 per cento al 37 per cento, in America Latina e nei Caraibi dal 33 per cento al 39 per cento. Nazioni come la Germania, la Nuova Zelanda, gli Stati Uniti e l’Argentina stanno velocemente abbracciando la nuova riposante ma deleteria tendenza: muoversi il meno possibile.
I più bravi a rimettersi in moto sono stati invece i Paesi dell’Asia orientale e del Sud- Est asiatico che sono passati da livelli di inattività del 26 per cento nel 2001 al 17 per cento nel 2016. La Cina ha contribuito in larga misura al risultato.
«Le regioni con livelli crescenti di attività fisica insufficiente - ha dichiarato Guthold - sono una delle principali preoccupazioni per la salute pubblica e la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili».
L’Organizzazione Mondiale della Sanità invita tutti i governi del mondo a correre ai ripari adottando le indicazioni del Global Action Plan on Physical Activity (2018-2030) intitolato “More active people for a healthier world” che individua 20 aree di intervento per rimettere in moto la società, come l’incremento di aree urbane dove svolgere attività fisica.
Il rapporto del Lancet Global Health esce a ridosso dell’incontro adl alto livello dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili e i loro fattori di rischio che si terrà a New York il prossimo 27 settembre.