La Sip: In Italia poche terapie intensive pediatriche. Circa 202 i posti

Il Congresso

La Sip: In Italia poche terapie intensive pediatriche. Circa 202 i posti

di redazione

Nel nostro Paese le Terapie intensive pediatriche sono 23 in tutto, mediamente di piccole dimensioni, distribuite in modo non omogeneo sul territorio e in un numero nettamente inferiore alle 116 Terapie intensive neonatali.

«Va subito sottolineato – precisa però Rinaldo Zanini, già direttore del Dipartimento materno-infantile dell'Azienda ospedaliera di Lecco, in occasione del Congresso della Società italiana di pediatria - che nel nostro Paese non esiste una modalità certa e riconosciuta per identificare i reparti di Terapia intensiva pediatrica». Manca infatti il codice identificativo della disciplina e questa mancanza rende molto difficile valutare con esattezza il numero di letti e i reparti: «È possibile unicamente fare delle approssimazioni con calcoli complicati», conferma Zanini.

Nel complesso i letti di Terapia intensiva pediatrica in Italia sono circa 202 con una media di tre posti letto per milione di abitanti, ben al di sotto degli otto della media europea. Una differenza ancora più evidente se si considerano le Regioni singolarmente: si va dai due letti per milione della Puglia ai 10,6 della Liguria, passando per alcune Regioni che non ne hanno proprio, come Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Umbria, Abruzzo, Sardegna Molise, Basilicata.

Le migliori performance delle Terapie intensive pediatriche rispetto a quelle dell’adulto «derivano da diverse ragioni» spiega Corrado Cecchetti, responsabile dell’Area rossa del Dipartimento di Emergenza dell’ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. «Le terapie intensive pediatriche sono tarate sui bambini – prosegue - vi è un’elevata specificità non solo dei device ma anche delle competenze dell’intensivista pediatrico». «Ci sono eccellenze straordinarie nel nostro Paese – osserva infine Zanini - ma manca una rete e occorrono più posti letto». Sarebbe necessario, auspica il pediatra, che si definisca «un modello “hub&spoke” che abbia la capacità di intercettare nei piccoli ospedali sul territorio gli eventi critici di area pediatrica e quindi distribuire i pazienti, secondo un doppio gradiente gravità ed età, in Terapie intensive pediatriche di primo o di secondo livello o in “super hub” dove ci sono possibilità e competenze per applicare terapie particolari come ad esempio l'Ecmo».