Tumore al seno: nel 2020 oltre 3.900 volontari hanno aiutato 29 mila pazienti e 69 mila donne
Nonostante l’emergenza da Covid-19, le attività delle sssociazioni di volontariato dedicate a pazienti e caregiver interessati dal tumore al seno sono proseguite anche in un anno difficile come il 2020. In particolare, 3.922 volontari hanno assistito per 170 mila ore circa 29.500 pazienti e avvicinato 69 mila donne non malate per sensibilizzarle alla prevenzione.
Sono questi alcuni dati del rapporto Analisi del valore sociale generato dalle associazioni di volontariato del tumore al seno Anno 2020, promosso da Europa Donna Italia, redatto da PwC Italia e presentato martedì 3 agosto. L’Analisi è stata svolta sulla base dei questionari inviati a 121 associazioni (di cui 104 della rete di Europa Donna, 16 di Andos e una di IncontraDonna).
«Il 2020 è stato un anno del tutto straordinario – commenta Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia - che ha fortemente limitato l’operato della rete. Molte associazioni sono riuscite, con grande volontà, a portare avanti parte delle attività reinventandosi, altre purtroppo non hanno potuto far altro che sospendere le proprie iniziative nel rispetto del distanziamento sociale imposto dalle autorità ministeriali».
Gaia Giussani, Director, Sustainability & Climate Change Services di PwC Italia, da parte sua spiega che l’analisi «ha consentito di mettere in luce, in modo analitico e trasparente, il grande servizio e il valore che le associazioni hanno generato, anche in questo difficile anno a beneficio delle pazienti, delle loro famiglie e degli altri stakeholder a livello scientifico, organizzativo-sanitario, istituzionale e di opinione pubblica».
Secondo l’analisi, la maggioranza (54%) delle Associazioni opera sul territorio in sedi autonome, a volte messe a disposizione dal Comune di appartenenza, a volte da fondazioni o in affitto. Il 38% delle Associazioni è attivo sia all’interno delle Breast Unit sia sul territorio. Solo il 2% opera esclusivamente all’interno delle Breast Unit, dato che indica un riconoscimento troppo basso del lavoro offerto da questa forza-lavoro volontaria, a complemento dell’attività sanitaria dei Centri dedicati.
Circa il 60% delle attività del volontariato viene indirizzato in attività di advocacy, interloquendo a livello territoriale con gli enti comunali, provinciali, regionali e, in alcuni casi, anche a livello nazionale. Le altre attività riguardano in prevalenza servizi di informazione e sensibilizzazione sui corretti stili di vita e la prevenzione primaria (84%), di guida alla prevenzione secondaria con particolare attenzione all’adesione agli screening, organizzati (81%), di assistenza alle pazienti, rapporto con gli ospedali e sostegno al benessere specie post terapie (dal 59% al 64%). Una parte del tempo viene dedicata alla formazione e ancora all’assistenza ai familiari e caregiver.
Sempre nel 2020 la raccolta fondi tra tutte le Associazioni ed Europa Donna Italia ha totalizzato oltre 13 milioni di euro, che sono stati destinati a progetti e attività delle Associazioni nelle aree dedicate all’acquisto di strumenti per gli ospedali, borse di studio, servizi di assistenza all’interno o fuori degli ospedali, campagne di sensibilizzazione in favore di donne e pazienti del territorio.
Infine, la quasi totalità delle Associazioni (il 94%) ha dichiarato di essere riuscita a continuare a operare in modo ridotto, mediato dall’elemento digitale, in smartworking, in tutte le relazioni che fino all’anno precedente avvenivano in presenza e inventando letteralmente formule nuove di assistenza e tele-relazioni che probabilmente continueranno a persistere, per efficienza, anche in futuro.