Vaccinazioni dell’adulto, gli italiani vogliono saperne di più
Un’indagine realizzata da Senior Italia FederAnziani misura il rapporto degli over-65 con le vaccinazioni. Tra le richieste, la possibilità di fare il vaccino dal medico di famiglia
Walking_for_Health_in_Epsom-5Aug2009_(3).jpg

Sono consapevoli dell’importanza delle vaccinazioni, ma vorrebbero avere più informazioni per scegliere in maniera più consapevole e avrebbero bisogno di un percorso più semplice per accedere all’immunizzazione, per esempio ottenendola dal proprio medico di famiglia.
È questo il rapporto tra over-65 e vaccinazioni, secondo un’indagine condotta da Senior Italia FederAnziani. I risultati sono stati presentati nel corso dell’incontro “Investire sul futuro: la prevenzione vaccinale come volano di salute, benessere e sostenibilità” che si è svolto presso il Ministero della Salute e ha rappresentato l'occasione per ribadire l'importanza delle vaccinazioni dell'età adulta che sono determinanti, specialmente tra i soggetti fragili e gli anziani maggiormente esposti alle infezioni, per evitare decessi e forme gravi di malattia.
L’iniziativa è stata promossa da Adnkronos insieme a Senior Italia Federanziani e Federsanità Anci e realizzato in collaborazione con FB&Associati e con il contributo non condizionante di Gsk
Longevi ma fragili
Le migliori condizioni di vita e le conquiste della medicina nell'ultimo secolo hanno prodotto il maggiore incremento dell’aspettativa di vita media della storia dell’umanità. Entro il 2030, si prevede che il numero di persone di età pari o superiore a 60 anni aumenterà di oltre un terzo, raggiungendo 1,4 miliardi di persone.
L’Italia è uno dei Paesi più longevi: si conferma al secondo posto tra i 27 Stati membri dell’Unione Europea, con 83,6 anni, dopo la Spagna.
Tuttavia, se per un verso una società che invecchia rappresenta un successo, l’altro canto è anche una sfida. Il rapido invecchiamento della popolazione determina infatti un aumento della disabilità legata alle malattie croniche non trasmissibili. La scommessa oggi è portare quante più persone possibili non solo a invecchiare, ma a farlo in buona salute.
In quest'ottica, le vaccinazioni dell'età adulta potrebbero fornire un contributo importante contribuendo ad aiutare queste persone a vivere più pienamente, con il risultato di una forza lavoro più sana, di una riduzione della spesa sanitaria e di un miglioramento delle capacità, nonché di un aumento della produttività e del gettito fiscale.
I benefici della vaccinazione, infatti, vanno oltre la prevenzione delle malattie acute, evitando conseguenze a lungo termine che potrebbero andare a gravare su una salute già provata da malattie croniche.
«L’Italia è tra gli Stati europei con maggiore longevità e in futuro si prospetta un ulteriore invecchiamento della popolazione che porta con sé un incremento delle malattie croniche e una perdita di autonomia che colpisce maggiormente gli anziani con reddito più basso», ha affermato il ministro della Salute Orazio Schillaci in un messaggio inviato nel corso dell’incontro. «È evidente dunque, come i bisogni assistenziali legati alla terza età siano destinati a crescere e a diventare un tema sempre più centrale insieme alla necessità di adeguare il sistema di welfare e di assistenza socio-sanitaria a questi nuovi bisogni»,
Consapevoli, ma non abbastanza
È in questo scenario che Senior Italia FederAnziani ha condotto un sondaggio attraverso cui ha chiesto a un campione di circa 1.400 over 65 quale fosse la percezione rispetto alle vaccinazioni, non solo quella antinfluenzale ma anche quelle che prevengono le infezioni da pneumococco o il fuoco di Sant’Antonio, per esempio. È emerso un buon livello di conoscenza generale, anche se l’indagine ha rilevato alcuni bisogni non soddisfatti. Il 42% del campione infatti li conosce, è informato sulla gratuità e sa di avere diritto alla somministrazione ma, contemporaneamente, ben il 24% non riceve informazioni o ne ha troppo poche. Il 34,3% conosce questi vaccini grazie al proprio medico mentre più del 2% del campione ne ignora del tutto l’esistenza.
Alla domanda se sono a conoscenza che il Servizio Sanitario nazionale raccomandi la somministrazione di alcuni vaccini per adulti ed anziani e li renda usufruibili gratuitamente, quasi l’80% degli intervistati risponde di essere a conoscenza dell’accesso gratuito alla somministrazione dei vaccini, il 15,3% dichiara di avere ricevuto poche informazioni mentre il 4,4% afferma di non averne mai sentito parlare.
«Sono emersi tre dati molto importanti», dice il presidente di Senior Italia FederAnziani Roberto Messina. «Il primo è che vogliono sapere di più sui vaccini. Questo dovrebbe essere un compito che spetta soprattutto ai medici di famiglia a cui questi in parte già assolvono. Secondo: la possibilità di poterli fare direttamente dai medici di famiglia. Terzo: cercare di farli contemporaneamente laddove le linee guida lo consentono, per esempio il vaccino antinfluenzale insieme a quello contro l’Herpes Zoster».
Vaccinare fa bene all’economia
I benefici dei vaccini non riguardano solo sulla salute. Evitando un grande carico di malattia, le vaccinazioni consentono infatti di risparmiare ingenti risorse. Secondo un recente studio della Johns Hopkins University per ogni dollaro speso in vaccini si risparmiano 16 dollari per le spese mediche e 28 dollari per costi indiretti legati alla produttività del lavoro, in totale 44 dollari.
Dello stesso tenore uno studio condotto da Altems che ha considerato l’impatto economico di per tre malattie prevedibili: influenza, malattia pneumococcica e herpes zoster. I costi associati a queste tre infezioni sono complessivamente circa 1,1 miliardi di euro, di cui 185 milioni relativi alla parte fiscale e 915 milioni a quella previdenziale.
Ciononostante, la quota di risorse destinata ai programmi di immunizzazione resta molto bassa: se si escludono i vaccini contro Covid-19 che, in molti Paesi compresa l’Italia dispongono di risorse dedicate, quasi l'80% dei Paesi europei spende meno dello 0,5% della propria spesa sanitaria.
Una cifra insufficiente a raggiungere gli obiettivi sanitari prefissati; si stima che in Italia, per raggiungere i target di copertura prefissati dal Pnpv, solo per queste tre vaccinazioni bisognerebbe investire il 229% in più (2,4 miliardi di euro), senza considerare i soggetti cronici e immuno-compromessi per cui la vaccinazione è fortemente raccomandata, ma per i quali il piano non fissa obiettivi di copertura.
Un ddl per gli anziani
Intanto, nei giorni scorsi, il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge (ddl 506) che introduce deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane.
Attraverso le deleghe, che dovranno essere adottate entro il 1 marzo 2024, il provvedimento intende dare corso ad una riforma, in linea con il PNRR, che dovrebbe riordinare ma anche semplificare il sistema dell’assistenza alle persone anziane fragili e non autosufficienti, potenziandolo.
Due i cardini dai quali muove il ddl: da un lato, il riconoscimento del diritto della persona anziana alla continuità di vita e cure presso la propria casa, prevedendo quindi un rafforzamento dell’assistenza domiciliare, al fine di evitare l’istituzionalizzazione dell’anziano; e, dall’altro, il principio di semplificazione e integrazione delle procedure di valutazione della persona anziana non autosufficiente.
In questo quadro, nell’ottica di un investimento di salute pubblica teso ad assicurare una protezione e un miglioramento delle condizioni di vita delle persone anziane, la vaccinazione potrebbe svolgere un ruolo cruciale, suggeriscono gli esperti.