No, l’alcol non allunga la vita. Bisogna promuovere il consumo responsabile
Le politiche “alcol zero” non funzionano, né quelle sui divieti o sul terrorismo psicologico. I consumatori vanno invece aiutati nelle scelte con strategie di informazione mirata.
«Dobbiamo scardinare le fake news – dice la direttrice dell'Osservatorio MOHRE, Johann Rossi Mason, in un incontro in occasione di Vinitaly - e rinforzare la comunicazione, anche scientifica, sui rischi per la salute del consumo eccessivo e dei modelli di abuso messi in atto per ottenere lo sballo. Vietare e demonizzare sono solo una scorciatoia inefficace. Bisogna formare le persone a un consumo di qualità e a dosi moderate».
Come rileva Camillo Smacchia, direttore del Servizio per le dipendenze di Verona, intervenuto alla conferenza, «non possiamo dimenticare che il vino è un elemento della nostra cultura da millenni e che il suo consumo ha a che fare con la socialità. Basti pensare che anche nel trattamento dell'abuso non sosteniamo la sobrietà assoluta a vita per tutti – aggiunge - ma lavoriamo su una riabilitazione del consumo con responsabilità in alcuni soggetti».
Delle politiche di riduzione del rischio ha parlato Fabio Lugoboni, responsabile del Centro di Medicina delle dipendenze di Verona, che ha spiegato anche come esista una scala complessa nel consumo di alcol che vanno dal binge drinking al consumo problematico, l'abuso e infine la dipendenza: «Si tratta comunque di una percentuale del 5% dei bevitori che ha una predisposizione all'uso e abuso di sostanze, spesso combinate tra loro. Nella maggior parte dei casi le persone consumano etanolo senza conoscere le quantità meno rischiose. E pensando che il vino rosso faccia “buon sangue” e che quindi il suo consumo in quantità possa essere addirittura consigliato».
Le persone si creano anche convinzioni che servono a giustificare i comportamenti, come per esempio che bere molto allunghi la vita e promuova la longevità. Un recentissimo studio ha scardinato questa convinzione: lo hanno scoperto i ricercatori guidati da Jinhui Zhao, PhD, scienziato e analista di dati senior al Canadian Institute for Substance Use Research dell'Università di Victoria, nella Columbia Britannica, in una metanalisi su quasi 5 milioni di individui pubblicata su Jama Network Open.
Lo studio «fornisce forti motivi di scetticismo riguardo all'idea che l'alcol con moderazione faccia bene alla salute» spiega il coautore Tim Stockwell. Nello studio, da un lato l'assunzione di alcol bassa o moderata non sembra aumentare il rischio di mortalità precoce, ma dall'altro lato era coerente con altre ricerche nel suggerire che non c'erano nemmeno effettivi benefici per la salute, come ha rilevato Timothy K. Brennan, capo della Clinica Servizi per il Addiction Institute of Mount Sinai a New York City, il quale ha dichiarato alla rivista Medpage che «bere meno è sempre meglio per il nostro corpo che bere di più».
«Il punto è esattamente in questa frase» dice infine Rossi Mason: «Non possiamo pensare che l'etanolo, il prodotto della scissione dell'alcol possa “fare bene”, dobbiamo invece guardare alle quantità che limitano al massimo il rischio di danni alla salute».