Non abbiate paura di piangere. Soffocare le emozioni dopo la morte di un congiunto fa ammalare

Lo studio

Non abbiate paura di piangere. Soffocare le emozioni dopo la morte di un congiunto fa ammalare

L’esternazione delle emozioni è la strategia adattativa più indicata per i vedovi o le vedove. Per evitare che lo stress del lutto favorisca l’insorge di malattie cardiovascolari o infiammatorie non bisogna soffocare il proprio stato d’animo

di redazione

Dopo la morte di un coniuge il rischio di ammalarsi aumenta per chi ha subito il lutto. Da uno studio pubblicato sulla rivista Psychosomatic Medicine è emerso però che l’impatto sulla salute fisica e mentale del dolore dovuto alla perdita di un parter può essere attenuato manifestando apertamente le proprie emozioni.

Numerosi studi precedenti avevano dimostrato che esiste un’associazione tra il dolore e lo stress correlati alla perdita e un aumento del rischio di malattie cardiovascolari e di alterazioni del sistema immunitario che provocano stati infiammatori. 

Gli psicologi però suggeriscono alcune strategie comportamentali che permettono al coniuge sopravvissuto di elaborare il lutto senza troppe conseguenze sulla sua salute.

I ricercatori hanno reclutato 99 vedovi e vedove a cui è stato consegnato un questionario per valutare la loro condizione psico-fisica e la loro strategia di elaborazione del lutto dove gli veniva chiesto se preferissero mostrare apertamente o nascondere il proprio dolore.

Tutti i partecipanti sono stati anche sottoposti ad esami del sangue per monitorare i livelli di citochine, le proteine utilizzate come indicatori di stati infiammatori. 

Incrociando i dati del questionario con quelli delle analisi del sangue è emerso che le persone più riservate, meno inclini a esprimere le proprie emozioni in pubblico, mostravano livelli di infiammazione più alti rispetto a quelle più aperte e disposte a condividere con amici e parenti il proprio stato d’animo. La strategia di compressione delle emozioni che prevede un’inibizione attiva delle sensazioni dopo averle già sperimentate è considerata dai ricercatori la meno adattativa. Molto più funzionale per la salute di chi è in lutto è comunicare agli altri quel che si prova.

«Questi risultati evidenziano davvero l'importanza di esprimere le proprie emozioni dopo la morte di un coniuge piuttosto che soffocarle», scrivono gli autori dello studio.

Ma l’esternazione delle emozioni, per essere considerata salutare, deve durare un periodo di tempo limitato. I ricercatori non specificano quanto, ma sostengono che se il vedovo o la vedova continua a esprimere liberamente le sue emozioni dopo che è passato molto tempo dalla morte del coniuge allora c’è da preoccuparsi. A quel punto quel comportamento smette di essere considerato sano, ma diventa al contrario sintomo di un problema psico-fisico.

Gli scienziati sostengono che interventi mirati sui coniugi rimasti vedovi che li aiutino a individuare le migliori strategie di adattamento potrebbero evitare la comparsa di malattie cardiovascolari e infiammatorie. 

Questo studio è uno dei primi a occuparsi dell’impatto sulla salute della morte di un partner. E in sostanza dimostra che cercare di distrarsi non è la strada più indicata per stare meglio.