99 progetti presentati, 63 premiati con oltre 1 milione di euro complessivi. Sono i numeri dell’edizione 2022 dei bandi Bandi di Gilead Sciences, Fellowship Program e Community Award Program, le due iniziative con cui l’azienda sostiene ricercatrici, ricercatori e associazioni di pazienti operanti nell’area delle malattie infettive (HIV, infezioni fungine invasive), delle patologie del fegato (epatiti B, C e D; steatoepatite non alcolica), delle malattie oncologiche (carcinoma mammario) e oncoematologiche (leucemie e linfomi). Un progetto che prosegue da undici anni con la volontà di trasformare idee visionarie in concrete realtà scientifiche e socio-assistenziali. 32 i progetti che verranno sostenuti grazie al Community Award Program nelle aree di HIV (18), liver (1), oncologia (11), oncoematologia (2); 31 quelli premiati nell’ambito del Fellowship Program per HIV (8), liver (7), oncoematologia (7), oncologia (6) e infezioni fungine invasive (3).
Nel corso della Cerimonia di premiazione sono stati presentati i risultati di un’indagine condotta da AstraRicerche sulla percezione che hanno i giovani della ricerca.
Il 70 per cento dei giovani italiani pensa che la ricerca cambi il nostro modo di vedere la realtà e migliori la vita quotidiana di milioni di persone, contribuendo inoltre a risolvere alcune delle principali questioni del nostro tempo (cambiamenti climatici, trasporti sostenibili, energie rinnovabili e molte altre).
Ill 79,4 per cento dei giovani italiani è convinto però che il ruolo del ricercatore non venga riconosciuto adeguatamente, che il percorso di studio e tirocinio sia troppo lungo, per poi ottenere una retribuzione bassa (42.9%) e spesso un impiego precario (48.3%).
A fronte di ciò, però, si rileva una percezione molto positiva della figura del ricercatore scientifico: tre intervistati su quattro sono convinti che, in campo medico, il suo lavoro permetta di conoscere meglio alcune malattie e trovare rimedi efficaci (78.4%), che sia un lavoro stimolante, con aggiornamenti continui (74.0%), e che consenta di fare carriera (63.7%). Ancora, oltre i due terzi del campione (68.1%) affermano che la ricerca ci permette di pensare in modo più positivo e ottimistico al futuro.
Meno confortante il quadro relativo alla percezione dell’inclusività nella ricerca: oltre un terzo del campione non è informato sulla questione delle differenze di genere e non riconosce la problematica della minor presenza delle donne nel mondo della ricerca, in particolare nelle materie STEM.
«Essere al fianco delle ricercatrici, dei ricercatori e delle realtà associative del Paese è per noi essenziale nel percorso verso un mondo migliore, in cui la salute sia un diritto universale. Noi di Gilead Sciences ci impegniamo per promuovere l’inclusione e la collaborazione, perché siamo convinti che solo lavorando insieme, con partnership pubblico-private di valore, al fianco di ricercatrici, ricercatori e realtà socio-assistenziali, si possa raggiungere l’eccellenza in medicina e superare traguardi che sembravano irraggiungibili», sostiene Cristina Le Grazie, direttore medico Gilead Sciences Italia.
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