Anaao Assomed e Associazioni di cittadini e pazienti a difesa del Servizio sanitario nazionale
“Salviamo il Servizio sanitario nazionale. La salute non è una merce”. Con questo slogan i dirigenti medici, veterinari e sanitari dell'Anaao Assomed insieme con una ventina di Associazioni di pazienti e cittadini lanciano un appello a difesa della sanità pubblica.
«La tenuta del sistema è oggi a rischio – scrivono in una nota - tra tagli, carenze e mancati investimenti che rendono difficile l’accesso dei cittadini ai servizi sanitari, anche per il peggioramento senza precedenti delle condizioni di lavoro dei medici e dei dirigenti sanitari, in perdurante carenza numerica».
Per i firmatari del Manifesto, sono numerosi i segnali che indicano come ormai la sanità pubblica sia «in prognosi riservata»: «L’agonia delle strutture deputate alla emergenza-urgenza» (in sostanza i Pronto soccorso); il boom delle cooperative di medici a gettone; la fuga di giovani e meno giovani dal lavoro pubblico; la lunghezza delle liste di attesa e la conseguente necessità di ricorrere alla sanità privata.
Il diritto alla salute sancito dalla Costituzione già oggi è «declinato in 21 modi diversi, figli di autonomie regionali che violano il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini, e negato in tempi di attesa che si misurano in semestri, pronto a diventare una commodity di lusso».
Come se ciò non bastasse, il progetto di autonomia differenziata proposto al Governo «accentuerà le differenze- si legge nella nota - in una ulteriore parcellizzazione basata sulla spesa storica nella logica del povero sempre più povero e ricco sempre più ricco in un momento in cui sarebbe necessaria una più forte presenza dello Stato e una maggiore unità di intenti delle sue articolazioni nella difesa della salute dei cittadini, specie dopo le fasi drammatiche del Covid». Per di più, «il definanziamento previsto nei prossimi anni costringerà, ulteriormente, molti cittadini a pagare le cure di tasca propria e ne spingerà tanti altri nel limbo, già oggi affollato, di coloro che non possono permetterselo».
Pertanto, sarebbe necessario investire sul Fondo sanitario nazionale (l’Italia è all’ultimo posto tra i Paesi del G7 per spesa pubblica nella tutela della salute, sia in rapporto al Pil sia pro capite), aumentare il personale e i posti letto negli ospedali, e contestualmente rafforzare la sanità territoriale.
«Abbiamo impiegato molti anni – sottolineano l'Anaao Assomed e le Associazioni - per costruire la più grande infrastruttura sociale e civile del Paese. Romperla risulterà facile, ma difficilissimo evitare che siano, poi, reddito e residenza a decidere della salute di ognuno. Il diritto alla salute dei cittadini è strettamente legato al destino professionale dei medici e dei dirigenti sanitari dipendenti. Perciò, la battaglia in difesa della sanità pubblica è la battaglia di tutti. Solo se stiamo dalla stessa parte – concludono - potremo vincerla».