Benessere animale. Gabbie per le scrofe inaccettabili per la netta maggioranza degli italiani
In pochi lo sanno, ma le scrofe negli allevamenti italiani possono passare anche metà della vita in gabbia. Vengono rinchiuse dal primo mese di gravidanza fino all’intero periodo del parto e dell’allattamento. Quando le persone ricevono informazioni trasparenti sull’uso delle gabbie, la maggior parte si dichiara contraria al confinamento degli animali. Questi sono i risultati principali del sondaggio condotto da YouGov per Essere Animali su un campione di 1100 persone rappresentative della popolazione nazionale. Dai dati del sondaggio condotto da YouGov emerge che c’è poca conoscenza di questo tema con solo il 22 per e il 25 per cento degli intervistati che è consapevole che le scrofe possono essere allevate in gabbia durante, rispettivamente, le fasi di gestazione e allattamento. Emerge però anche in maniera chiara che le persone sono contrarie a questa pratica di allevamento: il 65 per cento di chi ha risposto considera inaccettabile l’utilizzo delle gabbie per le scrofe, in tutti i prodotti o come minimo nei prodotti DOP, e solo circa il 9 per cento è favorevole a questo sistema, mentre una percentuale significativa non si sente pronta a esprimere un’opinione in materia (più del 25%).
Andando ad analizzare questi dati più nel dettaglio, si osservano importanti differenze a seconda del livello di consapevolezza dei partecipanti. Il campione è stato infatti suddiviso a metà e solo a un gruppo sono state mostrate delle foto esemplificative di allevamenti al coperto in gabbia e non in gabbia. Le risposte dei due gruppi sono poi state analizzate separatamente per valutare se il fatto di ricevere informazioni chiare avesse un effetto sulla predisposizione verso quest’argomento.
Nel gruppo che ha visto le foto cresce in maniera significativa la percentuale di persone che considera le gabbie inaccettabili (74% vs 64%) e, soprattutto, diminuisce quella di persone che non sa rispondere (18% vs 26%).
Più dell’80 per cento delle persone è disposto a pagare qualcosa in più per prodotti non in gabbia e più della metà è disposta a pagare almeno il 33 per cento in più.
«Come emerge dal sondaggio, anche in Italia le persone mostrano un grande interesse ad avere prodotti da scrofe non in gabbia, al punto che, anche tra le fasce con meno disponibilità economica, c’è una predisposizione significativa a supportare la transizione pagando qualcosa in più. Per i consumatori il benessere animale è ormai parte integrante del concetto di qualità dei prodotti alimentari ed è solo con investimenti strutturali e su larga scala che è possibile garantire una vita migliore a scrofe e suini e un prezzo accessibile per i consumatori. Per questo è fondamentale che le aziende alimentari inizino a investire in questa direzione, perché l’accesso al cibo di qualità dovrebbe essere un diritto di tutti», dichiara Elisa Bianco, responsabile di Corporate Engagement di Essere Animali.