Cancro al polmone, cinque proposte per migliorare i percorsi di cura
Una generale disinformazione di pazienti e caregiver sulla patologia, sui trattamenti e sul percorso di cura; la disomogeneità nella gestione dell’iter diagnostico-terapeutico e nello scambio di informazioni all’interno del team multidisciplinare; la necessità di integrare l’utilizzo dei Patient Reported Outcomes (PROs) nella pratica clinica; il bisogno di individuare una figura di riferimento che fornisca un supporto costante lungo tutto il percorso di cura. Sono questi i cinque gap nell’ambito dell’assistenza dei pazienti con cancro al polmone a cui ha cercato di rispondere il progetto di di open Innovation “Breathink”, condotto AstraZeneca.
Il progetto, dopo due fasi iniziali di ascolto e confronto, che hanno coinvolto in 4 mesi un ampio panel composto da professionisti del settore sanitario (oncologi, chirurghi, radioterapisti, pneumologi, biologi molecolari e psico-oncologi) e Associazioni di Pazienti (WALCE - Women Against Lung Cancer in Europe e IPOP - Insieme per i Pazienti di Oncologia Polmonare), il progetto è giunto nella sua fase finale con proposte di intervento.
Nel campo della comunicazione al servizio di pazienti e caregiver, si è giunti alla proposta di un Chatbot informativo, che aiuti il paziente a entrare in contatto con le associazioni pazienti, e la creazione di una rete tra struttura ospedaliera e attori esterni, che possa portare all’adozione di strumenti condivisi per lo scambio di informazioni. Gli oltre 100 partecipanti ai panel hanno poi proposto la realizzazione di un sistema informatico cross-device, un “luogo” dove il team multidisciplinare possa coordinare la raccolta di informazioni in cartella clinica e accedere a un algoritmo per l’identificazione del corretto esame molecolare.
Per favorire la centralità del paziente, si è proposto unambulatorio dedicato all’ascolto del paziente e alla raccolta dei Patient Reported Outcome (PROs) e un diario digitale in grado di integrare i dati clinici con le informazioni relative allo stato di salute soggettivo e alle diverse manifestazioni registrate in prima persona da paziente e caregiver.
Inoltre la multidisciplinarietà per una migliore gestione degli eventi avversi grazie alla realizzazione di una nuova patient experience che colga le opportunità fornite dal digitale (passaporto informatizzato del paziente), dagli strumenti clinici più attuali (PROs) e da modelli di gestione integrata (discussione MDTs, case manager, nuovi gruppi multidisciplinari). Infine l’’istituzione del Case Manager, figura cruciale all’interno del team multidisciplinare per passare dalla presa in carico della malattia alla cura della persona, il cui valore può essere rafforzato dall’istituzione di una fellowship - utile anche a misurarne l'impatto a livello sociale e sul SSN - e di un progetto pilota che possa favorirne l’inserimento nelle diverse realtà regionali.
Gli ambiti di intervento identificati saranno valutati dal Comitato Scientifico insieme ad AstraZeneca nell’ottica di avviare concretamente lo sviluppo di alcune soluzioni nel prossimo futuro.