Cracking Cancer: il vissuto dei pazienti e il ruolo chiave delle reti oncologiche tra i temi principali
Attivare reti oncologiche su tutto il territorio, capaci di fornire ovunque in Italia una presa in carico di qualità. Assicurare l’accesso alle più recenti ed efficaci innovazioni terapeutiche. rafforzare collaborazioni interdisciplinari. Dialogare con i pazienti e le famiglie. E poi migliorare i servizi di riabilitazione e gli interventi di psico-oncologia. È una lista parziale dei tanti temi affrontati nel Cracking Cancer Forum 2023 appena concluso a Palermo, l’evento multidisciplinare nato nel 2019 su iniziativa di Gianni Amunni (Coordinatore scientifico ISPRO, Regione Toscana e Presidente Associazione Periplo), Pino Orzati (presidente di Koncept) e Walter Gatti (giornalista e scrittore) e giunto alla sua quinta edizione.
«La parola chiave del Cracking Cancer è “Insieme” ed infatti abbiamo affrontato unitariamente le acquisizioni scientifiche e le organizzazioni dei servizi, gli aspetti comunicativi e la voce dei pazienti. Soprattutto abbiamo approfondito quello che risulta il tema centrale dell’oncologia: la scienza viaggia a velocità avanzata e ogni giorno ci confrontiamo con nuove terapie e strumenti di cura. Ebbene: questo fermento di ricerca ha bisogno di ricadute in termini di organizzazione e percorsi di cura. E quindi ha bisogno di essere inserito nei binari della rete oncologica», ha dichiarato Gianni Amunni.
Il “vissuto dei pazienti” è stato grande protagonista del Forum. Al Cracking Cancer sono stati infatti presentati i risultati di due questionari che sono stati sottoposti negli ultimi due mesi ad associazioni di pazienti (75 realtà nazionali) e a malati del territorio siciliano (314 persone). Dalle risposte è emerso il forte impatto che la diagnosi di tumore ha avuto sulla vita quotidiana, modificando pesantemente la sfera della sessualità (16% delle risposte), l’equilibrio psicologico (14%), i progetti sul futuro (13%), l’aspetto fisico (13%), i rapporti personali ed il lavoro (entrambi 11%).
Interessante poi notare la “reazione alla malattia”: il 23 per cento ha reagito dedicandosi ad attività culturali, il 21 per cento incontrando altri malati e partecipando ad associazioni di pazienti, mentre il 19 per cento si è dedicato ad attività religiose o (il 17%) ad attività sportive. Nel questionario delle associazioni il 98 per cento dei rispondenti ha sottolineato che il modello di Rete Oncologica dovrebbe essere presente in tutte le regioni perché rappresenta “una istituzione che coordina e regolamenta le attività in campo oncologico regionale garantendo appropriatezza delle cure, equità d’accesso e fruizione estesa dei servizi”.