Una mano bionica bella e altamente tecnologica, che non vuole sembrare una mano vera ma al contrario mostra tutti i tratti di un arto robotico e che si appresta a diventare il "paradigma di nuova idea di protesi della mano". Sì, perchè non si tratta più di qualcosa da nascondere agli occhi degli altri ma anzi da esibire, per usare le parole di chi l'ha realizzata. Funzionale a tutti gli effetti, la protesi è in grado per la prima volta di restituire il tatto a chi la indossa e il tutto senza bisogno di un intervento chirurgico per essere impiantata. Grazie al suo "cuore tecnologico" smart permette tutti i movimenti della vita quotidiana trasformando il pensiero in azioni.
L'hanno messa a punto i ricercatori dell'Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa che stanno per testarla sui pazienti. Se tutto andrà come previsto, la mano bionica potrebbe essere messa in commercio a cifre molto basse rispetto alle attuali protesi.
La novità risiede nell'estetica della protesi, disegnata grazie alla collaborazione con il designer Alessio Tommasetti del Darc Studio di Roma durante il progetto "My-Hand" (Myoelectric-Hand prosthesis with afferent non-invasive feedback delivery), coordinato dal ricercatore Christian Cipriani e finanziato con oltre 400 milioni dal Ministero istruzione, università e ricerca.
Ma oltre alla bellezza c'è di più. La mano bionica, che ha un peso "light", è dotata di sensori tattili e caratterizzata da una elevata destrezza, che le permette di compiere tutte le prese e le posture necessarie nella vita quotidiana.
Pur traducendo in movimenti le intenzioni della persona che la indossa e alla quale restituisce anche le sensazioni tattili, l'arto artificale non richiede interventi chirurgici per essere "impiantato". I movimenti e le prese della mano possono essere attivate e controllate in maniera pressoché naturale attraverso sensori (facilmente) indossabili, i quali rilevano i segnali nervosi che attraversano i muscoli, quando si compiono tali movimenti. Così le intenzioni della persona si traducono nei movimenti della protesi.
I sensori tattili integrati sulle dita registrano le interazioni con l'ambiente e – grazie a un sistema di piccoli vibratori posizionati sulla parte che resta dell'arto - è possibile restituire sensazioni tattili, ripristinando anche quello che i ricercatori definiscono il "ritorno sensoriale fisiologico".
Il grande vantaggio di tutte queste tecnologie, che derivano dal precedente progetto "Way", gestito sempre da Cipriani, è la possibilità di essere impiantate senza la necessità di passare dalla sala operatoria e di agire in maniera invasiva sul paziente.
Per ottenere questo risultato il team ha lavorato prima sull'involucro esterno, puntanto sul fattore estetico, e poi sono andati a riempire l'interno della mano con i meccanismi altamente tecnologici.
«La mano utilizza tre motori elettrici e un pollice opponibile, per afferrare oggetti di varia forma e peso differente», spiega Marco Controzzi, a capo degli ingegneri del gruppo di ricerca. «Un'altra novità tecnologica particolarmente rilevante consiste in un meccanismo inventato all'Istituto di BioRobotica, oggetto di brevetto internazionale, che, con un solo motore, consente la rotazione del pollice o la flessione dell'indice in maniera alternata. Questa possibilità garantisce l'esecuzione di tutte le prese senza influire sul peso ma garantendo un'elevata robustezza».
Adesso la protesi è pronta per la sperimentazione clinica. Superati i test con i pazienti, i ricercatori sono convinti del fatto che aziende affermate o start up siano in grado di cogliere e di "tradurre" i risultati del progetto in prodotti commerciali, da mettere presto a disposizione delle persone amputate, a prezzi inferiori, per dare un'idea, rispetto a quelli di uno smartphone di ultima generazione.
Il mercato è potenzialmente ampio: secondo alcune stime, ogni anno in Europa si contano oltre 2.000 nuovi casi di amputazione della mano.
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