Effettuato il secondo trapianto di cuore da suino a uomo

Xenotrapianti

Effettuato il secondo trapianto di cuore da suino a uomo

La procedura è la stessa utilizzata due anni fa, con qualche modifica per ridurre ancora di più il rischio di rigetto. I chirurghi dell’University of Maryland Medicine ci riprovano: per la seconda volta sostituiscono il cuore umano con un cuore “umanizzato” di suino. Per ora il paziente sta bene

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Immagine: University of Maryland School of Medicine
di redazione

Lawrence Faucette ha 58 anni, vive nel Maryland, ha due figli. È un veterano della Marina che ha concluso la sua carriera lavorando come tecnico di laboratorio presso il National Institutes of Health. Fino a qualche giorno fa non c’era alcun motivo per cui la stampa internazionale si occupasse di lui. Ora la sua storia viene rilanciata dai media di tutto il mondo: il 20 settembre scorso Faucette è stato sottoposto a un trapianto di cuore con un cuore proveniente da un suino geneticamente modificato. L’operazione è riuscita, il paziente è in fase di recupero ed è in grado di comunicare con i famigliari. È la seconda volta al mondo che viene eseguito un intervento del genere e in entrambi i casi gli artefici sono i chirurghi dell’Università del Maryland. 

David Bennett era stato il primo uomo a ricevere il cuore di maiale geneticamente modificato. L’operazione era avvenuta il gennaio del 2022. Il paziente era sopravvissuto allo xenotrapianto senza mostrare segni di rigetto nell’immediato ma le sue condizioni si erano aggravate fino alla morte avvenuta due mesi dopo l’intervento. 

Nei due anni trascorsi da allora, i ricercatori dell’Università del Maryland hanno analizzato nel dettaglio la vicenda di Bennett per capire cosa fosse andato storto. Ne sono venuti fuori due studi, uno sul  New England Journal of Medicine e uno su The Lancet, che giungono alla stessa conclusione: l’operazione ha funzionato, il cuore del maiale ha fatto bene il suo lavoro e non è andato incontro a un rigetto acuto, ma le condizioni di salute del paziente prima dell’intervento erano estremamente precarie e non gli hanno permesso di superare la crisi post-operatoria. Secondo i calcoli degli scienziati, in condizioni favorevoli, il cuore di un maiale può resistere nel corpo umano per tre anni. Un traguardo che ora sperano di raggiungere con il secondo paziente sottoposto alla procedura. 

Esattamente come Bennett, anche Faucette era affetto da una malattia cardiaca in fase terminale e incurabile (insufficienza cardiaca e malattia vascolare periferica) e non aveva possibilità di accedere a un trapianto tradizionale perché i rischi superavano di gran lunga i benefici. Come Bennett, anche Faucette era praticamente destinato a una morte certa e il trapianto con un cuore di maiale era l’unica chance di sopravvivere.

Così pochi giorni dopo il via libera della Food and Drug Administration, concesso per uso compassionevole per un trattamento destinato a un singolo paziente, il team dell’Università del Maryland ha eseguito la complessa procedura. 

L’animale donatore con le modifiche genetiche opportune per aumentare il più possibile la compatibilità degli organi proviene dai laboratori specializzati in xenotrapianti del dipartimento Revivicor della United Therapeutics Corporation, con sede a Blacksburg in Virginia. 

L’organo animale è stato “umanizzato” grazie a 10 specifiche modifiche genetiche, alcuni geni sono stati tolti, altri inseriti. Più precisamente: sono stati eliminati tre geni responsabili del rigetto degli organi di maiale da parte degli anticorpi umani, sono stati invece inseriti sei geni umani che rendono l’organo del maiale accettato dall’uomo e infine è stato eliminato un gene aggiuntivo per prevenire la crescita eccessiva del tessuto cardiaco del maiale. 

Il giorno dell’intervento il team di chirurghi guidato da Bartley P. Griffith e Muhammad M. Mohiuddin ha rimosso il cuore dell’animale per posizionarlo nella macchina per la perfusione (XVIVO Heart Box), l’apparecchio che mantiene l’organo funzionante fino al momento del trapianto. 

Per aumentare le possibilità di successo dell’intervento, questa volta il paziente ha ricevuto una nuova terapia anticorpale abbinata ai tradizionali farmaci antirigetto. Si tratta di un anticorpo monoclonale sperimentale, chiamato tegoprubart che blocca la proteina CD154 coinvolta nell'attivazione del sistema immunitario e riduce così il rischio di una reazione del sistema immunitario rivolta contro l’organo impiantato.  

Per ora il cuore di maiale funziona bene e non sono emersi segni di rigetto immunitario. Il paziente sarà monitorato attentamente per individuare eventuali infezioni di origine suina. Prima del trapianto, il maiale donatore era stato regolarmente sottoposto a screening per numerosi virus, batteri e parassiti suini e i test non avevano rivelato alcun agente patogeno inaspettato. Le prossime settimane saranno cruciali per valutare la risposta del sistema immunitario che potrebbe mettere a rischio la vita del paziente.