“Holding us back”: un report per combattere le disuguaglianze nella diagnosi e trattamento delle malattie cardiache strutturali
Età, livello socioeconomico, sesso, etnia e posizione geografica sono fattori che possono fare la differenza nella diagnosi e nel trattamento delle malattie cardiache strutturali (SHD). Le diseguaglianze nella presa in carico dei pazienti, ingiuste ed evitabili, emergono nel rapporto Holding us back, realizzato dall’ International Longevity Centre - ILC, il think tank del Regno Unito specializzato in longevità, con il supporto di Edwards Lifesciences.
Le donne sono sottoposte meno regolarmente ad auscultazione da parte del medico di famiglia rispetto agli uomini (24,2 per cento di donne contro 31,3 per cento di uomini), tra le persone più svantaggiate da un punto di vista socioeconomico le cardiopatie valvolari hanno il doppio di probabilità di non essere diagnosticate e l’insufficienza mitralica è quasi cinque volte più frequente nei Paesi a medio reddito rispetto a quelli ad alto reddito.
Le SHD sono malattie cronico-degenerative, caratterizzate da alterazioni della struttura del cuore, quali la stenosi aortica, il rigurgito mitralico e tricuspidale, e sono strettamente correlate all'avanzare dell’età.
La maggior parte dei casi di SHD può essere facilmente trattata, ma l’assenza o ritardo nella diagnosi, l’accesso non uniforme alle cure e la disparità di trattamento tra i cittadini portano a peggioramento della qualità di vita e ad un aumento del tasso di mortalità.
«Abbiamo l'opportunità di ridurre in modo significativo, e persino di eliminare, il carico strutturale delle malattie cardiache, ma affrontare le disuguaglianze deve essere al centro delle soluzioni politiche. Le condizioni in cui le persone nascono, crescono, lavorano, vivono e invecchiano non dovrebbero influire sulla loro possibilità di ricevere cure», dichiara Arunima Himawan, Senior Health Research Lead, ILC e membro della SHD Coalition Steering Committee dell’UE.
Il report è stato realizzato grazie alla collaborazione di 13 stakeholder chiave di tutta la comunità dei SHD e attraverso un workshop organizzato durante il 17th World Congress on Public Health di Roma, con la partecipazione di 10 esperti di salute pubblica.