L’influenza aviaria è arrivata in Antartide

Epidemie

L’influenza aviaria è arrivata in Antartide

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Immagine: Liam Quinn from Canada, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Come temuto negli ultimi mesi, l'influenza aviaria continua a diffondersi in diverse regioni del mondo. Ora per la prima volta è stata confermata la presenza del virus H5N1 nell’Antartico

L’influenza aviaria non si ferma. Vola, letteralmente, da un Paese all’altro in tutto il mondo. E ora arriva anche in Antartide. Il virus che si sta diffondendo tra gli uccelli selvatici è stato rintracciato nelle stazioni di monitoraggio della British Antarctic Survey durante il campionamento di alcuni esemplari di stercoraro antartico morti al largo della costa della Georgia del Sud, nell’Oceano Atlantico meridionale. Si tratta di grandi uccelli marini che si riproducono nelle zone subantartiche e antartiche, spostandosi più a nord nel  periodo che non è dedicato all’accoppiamento. 

Gli scienziati hanno avviato il protocollo di biosicurezza e hanno cominciato il monitoraggio nelle aree in cui la densità della fauna selvatica è elevata. 

Fare previsioni sulla diffusione del virus in quelle zone non è facile:  i modelli di trasmissione e mortalità sono estremamente variabili e gli scenari futuri possono essere i più svariati.

Sulla provenienza del virus attualmente non ci sono certezze, ma è altamente probabile che qualche esemplare si sia infettato durante la migrazione in Argentina dove negli ultimi mesi sono stati segnalati numerosi casi.

Va specificato che l’arrivo dell’influenza aviaria ai confini meridionali del pianeta non è giunto del tutto inaspettato. 

Lo scorso agosto, l’Organizzazione mondiale per la salute animale (WOAH) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) avevano messo in guardia, in un rapporto firmato congiuntamente, sul rischio di diffusione del virus H5N1 tra la fauna selvatica dell’Antartide. La probabilità di una epidemia era considerata alta visto che il virus continuava a diffondersi rapidamente verso sud. Dal primo rilevamento dell’ottobre del 2022 in Sud America in soli 3 mesi, il virus si era diffuso fino alle aree dell’estremità meridionale.

Alla fine di agosto, l’H5N1 era stato individuato nei leoni marini dell’Argentina e della Terra del Fuoco. Secondo gli esperti di WOAH e la FAO, il virus probabilmente continuerà a diffondersi a sud, verso l'Antartide e le sue isole veicolato dagli uccelli che migrano dal Sud America. Potrebbe anche scatenarsi una epidemia di ampia portata, vista la suscettibilità al virus degli animali selvatici di quei luoghi che tra l’altro vivono in colonie dense che favoriscono i contagi. 

Fermare l’avanzata del virus tra gli animali che circolano liberi in natura è un’impresa complessa se non impossibile. 

Ma alcune azioni sono comunque utili per mitigare la diffusione del virus. Prima tra tutte, il monitoraggio attento della mortalità. Che è ciò che stanno facendo gli scienziati della British Antarctic.